Muore annegato al Persico un cuoco di 25 anni Era scampato alla traversata del Mediterraneo

Il giovane, originario del Gambia, era arrivato all’altezza del Ferale, insieme ad alcuni amici, per festeggiare un addio al celibato

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Era sopravvissuto alla traversata dalla Libia alla Sicilia, quando nel 2014 era arrivato in Italia. Poi si era ben integrato nel nostro Paese, aveva trovato lavoro come cuoco, ma un destino crudele ha voluto che morisse annegato ieri pomeriggio davanti alla spiaggia del Persico, vicino allo scoglio Ferale, poco dopo il canale di Porto Venere. E’ la tragica fine toccata a Yaya Ceesay, ragazzo gambiano di 25 anni. Ieri era su un gommone assieme a tre amici, due come lui di origine africana e uno spezzino, stavano festeggiando l’addio al celibato di uno di loro quando è avvenuta la tragedia attorno alle 14,30. Yaya non sapeva nuotare bene, ma ad una cinquantina di metri dalla spiaggia si è buttato lo stesso dal gommone assieme agli amici. Dopo un paio di minuti ha iniziato ad annaspare ed è caduto giù a piombo, in un tratto dove l’acqua è alta non più di cinque metri. Gli amici, sconvolti, si sono messi le pinne per andare a recuperarlo. Hanno chiesto aiuto anche ai diportisti di un’imbarcazione che stava passando in quel momento. Scattato l’allarme, è arrivato nel giro di pochi minuti il gommone dell’ufficio marittimo di Portovenere. I militari si sono prodigati nel recupero, ma il giovane è rimasto almeno quattrocinque minuti sul fondo e ha bevuto molta acqua. Dalla sede centrale della capitaneria di porto è partita la motovedetta con a bordo medico ed infermiere del 118. E’ stato fatto tutto il possibile, ma Yaya non si è mai ripreso. Giunto sulla banchina della Spezia, il medico legale ha potuto solo constatarne il decesso. Strazianti le scene di disperazione degli amici. Lo spezzino che era con lui è figlio della responsabile della Croce Rossa che lo aveva seguito quando nel 2014 era arrivato alla Spezia e aveva soggiornato al centro di accoglienza della Caritas. E’ come se lo avesse adottato, lei stessa si è precipitata in capitaneria quando ha avuto dal figlio la terribile notizia. Yaya si era integrato molto bene, aveva trovato lavoro come cuoco a Montemarcello ed era andato ad abitare nel paese del Comune di Ameglia. Ieri doveva essere una giornata spensierata per l’addio al celibato di un caro amico africano, i quattro avevano preso in affitto un gommone al mattino a Bocca di Magra ed avevano attraversato il golfo, raggiungendo Porto Venere.

L’ipotesi del malore viene scartata dal personale della capitaneria di porto, diretto dal comandante Alessandro Ducci, che ha ascoltato gli amici. Yaya non aveva mangiato e neppure bevuto alcolici, essendo musulmano osservante. Pare non sapesse nuotare bene e buttarsi per lui si è rivelato un grosso azzardo. Toccherà al magistrato di turno, Elisa Loris, stabilire se effettuare l’autopsia, ma sulla morte per annegamento purtroppo non ci sono dubbi.

Massimo Benedetti