Morti e contagi nelle Rsa senza colpevoli

Il pm chiede l’archiviazione dei fascicoli aperti a seguito degli esposti sui decessi alla Sabbadini, al Sacro Cuore e per l’epidemia al Mazzini

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Nessun colpevole per i decessi e i contagi da Covid-19 nelle Rsa durante la prima concitata fase della pandemia, quando l’intero sistema sanitario fu colto impreparato e, ad ogni livello, si navigava a vista per contrastare il coronavirus: impossibile – a motivo delle dinamiche dell’epoca, e dell’onere della prova sul piano del nesso causale imposto dal processo penale – risalire a responsabilità personali. E’ quanto emerge dalle conclusioni di quattro distinte inchieste condotte dalla procura della Repubblica della Spezia; furono innescate dagli esposti giunti al Palazzo di giustizia dal fronte dei familiari degli ospiti anziani delle Rsa che mettevano in relazione la scomparsa dei loro cari, o i focolai da Covid-19 generatisi all’interno, con presunte negligenze attribuibili alla gestione delle strutture convenzionate con l’Asl 5.

I casi attenzionati, rubricati con l’ipotesi di reato di omicidio colposo contro ignoti, hanno riguardato due decessi alla Sabbadini di Sarzana e un decesso al Sacro cuore di Brugnato; a margine un fascicolo per epidemia colposa riguardante i contagi al Mazzini della Spezia. Conclusioni investigative convergenti, ancorate all’acquisizione documentale effettuata dalla polizia giudiziaria delegata alle indagini e alla relazione del consulente tecnico della procura. Eccole, alla lettera: "Preso atto di alcune criticità rispetto alle prime (e pur generiche) indicazioni ministeriali, non può affermarsi casualmente ricollegabile il decesso di omissis secondo il rigoroso giudizio controfattuale richiesto per poter affermare la sussistenza di responsabilità omissiva". Lo ha scritto (anche in relazione all’epidemia al Mazzini) il pm Elisa Loris dopo aver vagliato una marea di atti (il contenitore che li ospita è alto 30 centimetri) e la relazione del consulente, un medico legale di sicura fama (19 pagine di curriculum): il professor Roberto Testi, direttore della Medicina legale dell’Asl 3 del Piemonte, docente della materia e di criminalistica all’Università di Torino, esecutore di 2000 autopsie (tra i casi più importanti, gli omicidi della Contessa Vacca Agusta, di Novi Ligure, di Cogne, di via Poma e di Roveraro.

Il luminare nella sua relazione, a proposito delle "criticità" evidenzia come le stesse "furono comuni a quanto occorso su tutto il territorio nazionale, acuite alla notoria iniziale carenza di dispositivi di protezione individuali". Di fronte a scenari globali – e "premessa l’impossibilità di effettuare accertamenti diretti stante il tempo trascorso dai fatti" – si è rivelato impossibile risalire a responsabilità individuali. La notizie delle richieste di archiviazione dei fascicoli rimbalza nelle Rsa. Prime reazioni: "La conclusione dell’indagine rafforza la nostra consapevolezza di aver fatto tutto quanto era umanamente possibile per contrastare il Covid-19" dice Alex Roncaglia, procuratore della Coopselios, gestore della Sabbadini. Analogo il pensiero del direttore del Sacro Cuore, Roberto Mascolo: "Furono mesi terribili; fummo i primi ad essere colpiti e i primi a realizzare poi la stanza degli abbracci; il personale della struttura ha sempre dato, e dà, il massimo. Per questo, la scorsa settimana, abbiamo voluto essere riconoscenti con tutti loro e anche con i riferimenti quotidiani dell’Asl 5 che ci aiutarono ad uscire dell’emergenza". Resta aperta per gli esponenti la possibilità di opporsi alla richiesta dii archiviazione

In Procura, intanto, continuano le indagini su alcuni decessi per Covid-19 avvenuti nell’ospedale Sant’Andrea di degenti ricoverati per altre patologie e contagiati all’interno.

Corrado Ricci