Molestie sul lavoro non denunciate

"La maggioranza delle vittime resta in silenzio per paura di perdere il posto"

Provate a ricordarvi di quella volta in cui vi siete sentiti soli, "con le spalle al muro", senza via d’uscita. Senza possibilità di scelta. E questo, per la richiesta di qualcosa che proprio sentivate di non voler fare. E a pretenderlo, qualcuno al lavoro in una posizione superiore alla vostra. Provate a ricordare come vi siete sentiti a livello somatico e sensoriale e, soprattutto, quale reazione avreste avuto voglia di esternare. Ebbene, la sensazione e l’emozione principali, che si avvertono immediatamente in situazioni di questo tipo, sono di allarme e paura. L’evoluzione della specie ha fatto sì che cervello e corpo umano potessero contare sull’attivazione di due sistemi per la gestione e risposta a un’emozione primordiale: del sistema simpatico che predispone alla lotta o alla fuga; o del sistema vagale che interviene quando sentiamo di non avere scampo. Infine, provate a pensare a quali possano essere le conseguenze, fisiche e psicologiche, per chi è costretto a sottostare all’attivazione prolungata di questi due sistemi. A spiegarlo, la psicologa e psicoterapeuta Agata Faramo nell’incontro "La violenza di genere nei luoghi di lavoro" voluto e organizzato dalla consigliera di parità della Provincia della Spezia, Eliana Bacchini e tenutosi mercoledì nella sala consiliare della Provincia alla presenza del prefetto, Maria Luisa Inversini, del presidente del consiglio regionale, Gianmarco Medusei, dell’assessore Manuela Gagliardi , del vicequestore Carmine Ingrosso, del presidente del consiglio comunale, Maurizio Piscopo.

L’incontro che rientra nelle celebrazioni della giornata internazionale contro la violenza alle donne, ne declina un aspetto specifico, come sottolinea Bacchini: "Ho pensato a questo perché riguarda l’ambito di mia competenza, quello della tutela di lavoratori e lavoratrici rispetto a discriminazioni, violenza e soprusi nel lavoro". Troppe le donne che subiscono molestie e violenze sul lavoro e troppo poche quelle che denunciano. Questa la stima tracciata dall’avvocato Francesca Germi: "Il dato triste è che la maggioranza delle vittime rimane in silenzio per paura di perdere il lavoro o, peggio, di non riuscire a dimostrare il fatto in giudizio perché, si sa, le violenze avvengono senza testimoni". Per questo, tolleranza zero, pene forti e certe è il motivo conduttore che lega l’azione comune contro la violenza alle donne a livello europeo, così Deborah Tosi, responsabile del centro Europe Direct della provincia, evidenzia le azioni dell’unione europea: "Il tema sta particolarmente a cuore all’Ue ed è al centro della strategia sulla parità di genere, in un quinquennio di attività del suo parlamento dal 2020 al 2025 che molto ha già fatto come la ratifica della convenzione 190".

Alma Martina Poggi