
Mezzo secolo di successi. Ma il futuro è un rebus. Convegno sulla Doc 5 terre
Le Cinque Terre non sono borghi di pescatori dalle casette colorate, come erroneamente vengono percepite dai più. La sussistenza economica è sempre dipesa dalla coltivazione della terra, dalla vite, in parte dall’ulivo e dai terrazzamenti, la soluzione adottata dall’uomo per rendere utilizzabili territori di forte pendenza. È quindi un anniversario importante il 50° della Doc Cinque Terre, istituita nel 1973, perché diventa l’occasione per progettare e programmare il futuro di un territorio oggi conosciuto più per il turismo che per l’agricoltura. Ed è proprio la vite, di insediamento millenario – si estendeva fino all’inizio del 1900 su una superficie di oltre 1000 ettari, progressivamente diminuita fino ai 100 ettari di oggi – da cui parte il dibattito per riportare l’agricoltura al centro di una strategia condivisa di sviluppo sostenibile. L’obiettivo è la realizzazione di un piano di investimenti mirato a ripristinare le infrastrutture, come i binari monorotaia, migliorare i servizi idrici, riammodernare i muri a secco, superare l’annoso problema dei diritti di reimpianto e a dare sostegno concreto alle aziende agricole. Questi gli argomenti trattati, sabato dalle 9 al Castello di Riomaggiore, nel tavolo di lavoro ‘I miei primi 50 anni. Proposte di valorizzazione dell’agricoltura delle Cinque Terre’ organizzato dal Comune di Riomaggiore in collaborazione con l’associazione Tuttifrutti, e realizzato grazie ai fondi del Piano di Sviluppo rurale e di Regione Liguria. "Il mantenimento dell’agricoltura rappresenta l’unico modo per salvaguardare la cultura e l’economia complessiva delle Cinque Terre – commenta il sindaco di Riomaggiore, Fabrizia Pecunia – . Un obiettivo che non può gravare solo sulle spalle degli agricoltori. È necessario l’intervento delle istituzioni che devono supportare le amministrazioni locali per realizzare un piano di incentivi all’agricoltura, una progettazione di medio e lungo periodo e interventi normativi capaci di superare gli ostacoli che hanno reso inadeguate le forme di intervento adottate. Per non disperdere l’identità del territorio occorre garantire che gli abitanti rimangano a vivere qui".