Tocco spezzino in “Meraviglie”, Logli tra gli autori del programma

Il seguitissimo programma di Alberto Angela ha uno spezzino tra gli autori

Paolo Logli

Paolo Logli

La Spezia, 2 febbraio 2018 - Tutti pazzi per le Meraviglie: quelle con la M maiuscola, che tengono incollati alla tv oltre 5 milioni di spettatori, che hanno mostrato agli italiani le bellezze del loro paese, uno Stivale con ben 53 siti riconosciuti Patrimoni dell’Umanità dall’Unesco. Mattatore della trasmissione Rai “Meraviglie – La penisola dei tesori”, in 4 puntate, il divulgatore più amato: Alberto Angela. Dietro il popolare volto, c’è una squadra affiatata di professionisti: “Meraviglie”, diretta da Gabriele Cipollitti con la fotografia di Vincenzo Calò, è scritta da un affiatato gruppo di autori: Aldo Piro (capo autore), Filippo Arriva, Carlotta Ercolino, Vito Lamberti, Paolo Logli, Paola Miletich, Emilio Quinto.

Paolo Logli, spezzino, reduce dal successo di #Mai più bullismo, racconta la sua esperienza. Alla base della trasmissione c’è un’intuizione che sembra facile, ma raramente sono state messe a sistema le nostre bellezze: «L’idea nasce dalla constatazione che c’è un grande patrimonio di Siti Unesco in Italia, che vanno dall’antichità al Novecento: probabilmente è l’unico posto al mondo in cui questo arco di eccellenza si sviluppa lungo 2500 anni, e questo è uno dei punto di partenza del programma».

Il team di autori è nutrito: come avete lavorato?

«Anzitutto, abbiamo condiviso la progettazione generale delle quattro puntate, con siti principali e altri secondari che fanno da raccordo; ci sono la ricostruzione con un attore che interpreta un personaggio qualificante e la testimonianza una personalità legata al sito, che racconta il suo punto di vista. Essendo in 6 ci siamo divisi i beni, sotto la supervisione di Aldo Piro. Io ho curato il Cenacolo, il Castello Sforzesco e le Ville Palladiane, oltre ad altri siti minori’. Avete utilizzato la tecnologia 4k: cosa offre in più e quale stimolo può essere in più come autore? ‘Una qualità delle immagini ad altissima definizione, che dà allo spettatore la sensazione di stare dentro ai luoghi e poter vedere chi c’era dentro: diventa facile immaginare di essere dentro il Castello con Ludovico il Moro, ad esempio...».

Stile e voglia di divulgazione: c’è solo questo dietro al successo di Alberto Angela?

«Sono due elementi importanti, e in più c’è la sua abilità di proporre in modo stupefacente argomenti complessi in forma semplice: una capacità innata a cui si affianca una cultura profonda. Mentre eravamo dentro il Cenacolo, dopo lunghe sessioni di ripresa, siamo arrivati stanchi a mezzanotte e lui, in quel momento, ha sottolineato “vi rendete conto che qui, 500 anni fa, Leonardo dipingeva le pareti?”. L’ennesima dimostrazione della sua capacità saper cogliere le emozioni».

"Meraviglie” dimostra che la Rai può e deve fare la tv di Stato.

«Senz’altro: si dimostra che l’idea che il pubblico non fosse capace di accogliere niente di alto, di importante, sia un malinteso e che non serva l’inseguimento al ribasso. Dal mio punto di vista, nonostante sia libero professionista, mi sento parte della Rai e guardo al passato in cui c’erano Campanile, Eco, Zavattini come autori: non possiamo dimenticarlo».

Quale insegnamento ha lasciato questa trasmissione in chi la fa?

"Dobbiamo riuscire a salvaguardare questi tesori: è importantissimo, in quest’ottica, riuscire a sentire questi beni più nostri».