Lo scrittore Massimiliano Morettini ospite alla Beghi per presentare il suo libro ‘Quella volta che sono morto’

"Non mi rimprovero alcuna leggerezza. E comunque preferisco essere un ingenuo piuttosto che un ladro". Risponde così, l’autore di ‘Quella volta che sono morto’ (alle stampe per la Erga Edizioni) quando gli chiediamo informazioni sui fatti raccontati nella sua opera prima. Lui è Massimiliano Morettini, ex presidente regionale Arci, anima del Genoa Social Forum ed ex assessore comunale nella giunta di Marta Vincenzi, ospite venerdì alle 17.30 alla biblioteca Beghi del Canaletto per la presentazione del suo libro. Un evento promosso da Montag, il circolo dei lettori di Ausercultura. in collaborazione con Arci La Spezia. E’ il maggio del 2008. E un signore gentile, con aria spaesata, incrocia lo sguardo di Morettini nei corridoi di Palazzo Tursi. "Scusi, sa dove posso trovare l’assessore Morettini?". E, subito dopo le presentazioni: "Guardia di finanza: dovrebbe seguirmi". È l’avvio di una complessa vicenda giudiziaria nota come ‘Mensopoli’, e Morettini, con una lunga esperienza nell’associazionismo, indagato e prosciolto in istruttoria dopo 14 mesi perché "il fatto non sussiste", finisce in prima pagina come corrotto. "Ho iniziato a scrivere il libro come valvola di sfogo – spiega – poi l’ho lasciato decantare. Tra le pagine non c’è rivalsa e neanche il desiderio di essere consolati. Per dare forza al racconto, visto che gli errori giudiziari e mediatici sono sempre molti, ho deciso di togliere ogni nome e riferimento". Non una cronaca giudiziaria, quindi, ma una metafora generazionale e una storia che scende nel profondo. Nel racconto dell’esperienza che lo ha travolto, Morettini si sofferma sui primi sei giorni. "I più terribili. Continuavo a leggere paginate di giornali e ricostruzioni televisive, ma non avevo uno straccio di carta da parte della Procura, se non il foglio nel quale mi si informava di essere indagato per presunti rapporti corruttivi con un imprenditore. Non potevo neanche difendermi e al settimo giorno scaricai l’ordinanza dal sito di un quotidiano. E come me fecero altre migliaia di persone, con il resoconto delle intercettazioni telefoniche e ambientali".  Momenti da dimenticare per certi versi, da tenere bene stampati nella mente per altri. "Ero finito in un vero e proprio tritacarne. Quando hai il cannone puntato addosso per mille ragioni, è difficile starne fuori: puoi parlare col rischio di essere frainteso o stare zitto e a quel punto tutti pensano che tu abbia qualcosa da nascondere. Come ne esci?". Travolto dalla durezza delle accuse, dai titoli dei giornali, dai giudizi sprezzanti e liquidatori di padri più o meno nobili della città, il protagonista, in un forzato silenzio, non può far altro che subire. E la politica? "Non ho più fatto l’amministratore pubblico, ho sempre però seguito da militante le varie trasformazioni della sinistra". Da tempo lavora in altri ambiti. "Sicuramente la brusca interruzione di quell’esperienza amministrativa – conclude Morettini –, ha dato un indirizzo del tutto diverso alla mia vita. Dopo le dimissioni, rassegnate il giorno stesso delle perquisizioni, ero senza un lavoro. Trovarlo, con l’accusa di aver intascato tangenti, non era facile e ho iniziato a impegnarmi nella gestione di un locale di amici. Ora sono un imprenditore della ristorazione". E uno scrittore. Un nuovo inizio. Che fa i conti con un passato ’ingombrante’ e da metabolizzare. L’autore sarà presente all’evento di venerdì e discuterà del libro insieme al caposervizio de La Nazione, Roberta Della Maggesa. Marco Magi

Cronaca

"Non mi rimprovero alcuna leggerezza. E comunque preferisco essere un ingenuo piuttosto che un ladro". Risponde così, l’autore di ‘Quella volta che sono morto’ (alle stampe per la Erga Edizioni) quando gli chiediamo informazioni sui fatti raccontati nella sua opera prima. Lui è Massimiliano Morettini, ex presidente regionale Arci, anima del Genoa Social Forum ed ex assessore comunale nella giunta di Marta Vincenzi, ospite venerdì alle 17.30 alla biblioteca Beghi del Canaletto per la presentazione del suo libro. Un evento promosso da Montag, il circolo dei lettori di Ausercultura. in collaborazione con Arci La Spezia.
E’ il maggio del 2008. E un signore gentile, con aria spaesata, incrocia lo sguardo di Morettini nei corridoi di Palazzo Tursi. "Scusi, sa dove posso trovare l’assessore Morettini?". E, subito dopo le presentazioni: "Guardia di finanza: dovrebbe seguirmi". È l’avvio di una complessa vicenda giudiziaria nota come ‘Mensopoli’, e Morettini, con una lunga esperienza nell’associazionismo, indagato e prosciolto in istruttoria dopo 14 mesi perché "il fatto non sussiste", finisce in prima pagina come corrotto. "Ho iniziato a scrivere il libro come valvola di sfogo – spiega – poi l’ho lasciato decantare. Tra le pagine non c’è rivalsa e neanche il desiderio di essere consolati. Per dare forza al racconto, visto che gli errori giudiziari e mediatici sono sempre molti, ho deciso di togliere ogni nome e riferimento". Non una cronaca giudiziaria, quindi, ma una metafora generazionale e una storia che scende nel profondo. Nel racconto dell’esperienza che lo ha travolto, Morettini si sofferma sui primi sei giorni. "I più terribili. Continuavo a leggere paginate di giornali e ricostruzioni televisive, ma non avevo uno straccio di carta da parte della Procura, se non il foglio nel quale mi si informava di essere indagato per presunti rapporti corruttivi con un imprenditore. Non potevo neanche difendermi e al settimo giorno scaricai l’ordinanza dal sito di un quotidiano. E come me fecero altre migliaia di persone, con il resoconto delle intercettazioni telefoniche e ambientali". 
Momenti da dimenticare per certi versi, da tenere bene stampati nella mente per altri. "Ero finito in un vero e proprio tritacarne. Quando hai il cannone puntato addosso per mille ragioni, è difficile starne fuori: puoi parlare col rischio di essere frainteso o stare zitto e a quel punto tutti pensano che tu abbia qualcosa da nascondere. Come ne esci?". Travolto dalla durezza delle accuse, dai titoli dei giornali, dai giudizi sprezzanti e liquidatori di padri più o meno nobili della città, il protagonista, in un forzato silenzio, non può far altro che subire. E la politica? "Non ho più fatto l’amministratore pubblico, ho sempre però seguito da militante le varie trasformazioni della sinistra". Da tempo lavora in altri ambiti. "Sicuramente la brusca interruzione di quell’esperienza amministrativa – conclude Morettini –, ha dato un indirizzo del tutto diverso alla mia vita. Dopo le dimissioni, rassegnate il giorno stesso delle perquisizioni, ero senza un lavoro. Trovarlo, con l’accusa di aver intascato tangenti, non era facile e ho iniziato a impegnarmi nella gestione di un locale di amici. Ora sono un imprenditore della ristorazione". E uno scrittore. Un nuovo inizio. Che fa i conti con un passato ’ingombrante’ e da metabolizzare. L’autore sarà presente all’evento di venerdì e discuterà del libro insieme al caposervizio de La Nazione, Roberta Della Maggesa.
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