Il guardiano del faro prigioniero del mare in tempesta: "Onde di 12 metri"

Lo spezzino Bassignani è guardiano a Portofino. La notte della tempesta era in servizio

Paolo Bassignani nella piazzetta di Portofino insieme a personale della Capitaneria e al comandante di Marifari (foto di Elisabetta Cesari)

Paolo Bassignani nella piazzetta di Portofino insieme a personale della Capitaneria e al comandante di Marifari (foto di Elisabetta Cesari)

Portofino (Genova), 3 novembre 2018 - Devastazione e paura. Le ha vissute in diretta, a tu per tu col mare in tempesta, nella solitudine della sua esperienza che si fa premura per i naviganti, il guardiano del faro di Portofino: Paolo Bassignani, spezzino, dipendente civile della Difesa in servizio a Marifari. Era lì, solo, nel presidio luminoso che svetta nel promontorio più esposto della costa ligure quando l’uragano imperversava. Nella serata di lunedì scorso la sua dimora, posta a 33 metri sul livello del mare, è stata colpita in pieno dalle cascate d’acqua salmastra sollevate dal vento impetuoso, che ululava. Gli artigli delle onde si sono allungati fino alla torre. All’interno i lampi della luce della lanterna hanno continuato a fendere il buio. Miracoli della tecnologia e delle manutenzioni costanti. Per il resto danni: finestre scardinate, vetri in frantumi, mura interne schiantate sotto il peso di un frigorifero trasformatosi in un ariete impazzito, mobili e arredi a mollo, solai messi a dura prova dal peso indotto dal livello dell’acqua entrata nei locali. «E’ stata una notte movimentata, nella quale l’attenzione è andata tutta alle azioni da compiere per salvare il salvabile. Me compreso», racconta.

Come è andata?

«Attorno alle 18, dopo una giornata in cui il mare è cresciuto, ora dopo ora. Le onde hanno raggiunto l’abitazione sottostante a quella al servizio del faro, occupata dal comandante di Locamare di Santa Margherita Massimiliano Bei, che mi ha chiesto di prestargli aiuto per mettere in sicurezza porte e finestre. Abbiamo cercato di puntellarle. Niente da fare, le onde le hanno abbattute. Nel frattempo lo hanno chiamato dagli uffici: erano allagati, c’era un principio di incendio».

E lei?

«Sono salito in casa per verificare la situazione. Ho avvertito la puzza tipica dei cavi elettrici. Ho controllato e scoperto che il fumo proveniva dagli impianti del Cnr per la raccolta dei dati meteomarini: fusi dalla tempesta. Ho temuto un incendio, sono salito sulla scala della torre per andare a controllare la lanterna. A quel punto una finestra ha ceduto e sono stato investito da una bordata d’acqua. Per quanto possibile ho poi cercato di smaltirla a colpi di ramazza».

Scene da brivido.....

«Hanno poi ceduto persiane e finestre, prima quelle sul lato Sud poi, con la rotazione del vento, quella rivolta a Sud Ovest. Altre docce d’acqua. Un’ondata ha spostato il frigorifero dalla cucina alla sala, schiantando una tramezza. Dure le mazzate anche sulla torre del faro. La sua luce è stata per me di conforto».

Prigioniero, però...

«Uscire non era il caso. Era impossibile stare nelle stanze più esposte, ho trovato riparo in quella più interna. Sono stato sveglio fino alle 4 di mattina. Poi mi sono addormentato. Alle 6 ero già sveglio per controllare».

E cosa ha visto?

«La distruzione totale della casa ad uso dal comandante di Locamare. Devastazione in quella del faro, orologio fermo alle 6,58, fino a quando ha retto alle infiltrazioni, muri esterni ko».

L’altezza delle onde nel momento clou della tempesta?

«Col buio era impossibile apprezzarle. Mi è stato detto che hanno raggiunto l’altezza di 12 metri».

Tornerà a lavorare al faro di Portofino?

«Certamente. Intanto sono tornato qua per un sopralluogo col comandante di Marifari Stefano Gilli e i tecnici del Cnr. In attesa della rimessa in sesto del complesso a Portofino, sarò impegnato al faro del Tino e in altri fari che dipendono da Marifari».