ll sottufficiale a giudizio per il piano omicida

L’ex compagna si è costituita parte civile contro di lui insieme ai figli avuti dal marito col quale aveva riallacciato la relazione

Francesco Ruggiero ieri in aula insieme all’avvocato Maria Concetta Gugliotta

Francesco Ruggiero ieri in aula insieme all’avvocato Maria Concetta Gugliotta

La Spezia, 10 dicembre 2019 - Dovrà difendersi dall’accusa di aver ucciso il ’rivale’ in amore nel giorno dedicato agli innamorati; una pura casualità indotta dal calendario prefissato delle udienze in Corte di assise. Il 14 febbraio prossimo inizierà il processo a Francesco Ruggiero – sottufficiale sospeso dell’Aeronautica - imputato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione per aver freddato a colpi di pistola il ristoratore di Cadimare Vincenzo D’Aprile, l’11 marzo scorso, ad epilogo dell’agguato teso in piazzale Ferro. Ieri il giudice Fabrizio Garofolo ha disposto il rinvio a giudizio chiesto dal pm Monica Burani, anche per le accuse satellite di porto abusivo dell’arma del delitto e lesioni, quelle inferte all’ex amante Nicoletta Novelli, investita con l’auto presa a noleggio per portare a compimento quello che secondo la procura era un vero e proprio piano. «Non voleva uccidere, è stato in delitto d’impeto, mosso dal fine altruistico di proteggere la donna che amava e che ama». L’avvocato Maria Concesso Gugliotta anche ieri ha rilanciato la sua tesi e il sentimento «perdurante». «La verità emergerà dal dibattimento», ha detto il legale. Il gip non ha fatto piega. Così come lei, Nicoletta, presente in aula, che ha consolidato la scelta processuale di stare al fianco della procura e dei familiari, costituitisi tutti parte civile nel processo: lei e la mamma della vittima assistiti dall’avvocato Andrea Corradino, il fratello, il figlio e la figlia della vittima patrocinati dall’avvocato Silvia Rossi, Un fronte comune che ’parla’ al di là dei silenzi che le parti si sono imposte con i cronisti. Confermata così l’impalcatura accusatoria che aveva peso corpo fin dalla costituzione dell’omicida nella caserma dei carabinieri due ore dopo il delitto. ORMAI è certificato dall’autopsia, dalla perizia balistica e dalle inchiesta di polizia giudiziaria: Ruggiero sparò all’indirizzo di D’Aprile sei colpi di pistola, di cui uno si rivelò letale: quello che centrò l’aorta, all’altezza del torace, provocando l’emorragia interna che portò alla morte il famoso ristoratore di Cadimare; accadde proprio quando lui stava coronando l’obiettivo di recuperare il rapporto con la moglie, alla vigilia dell’udienza di divorzio, tre mesi dopo la fine della relazione della donna con il sottufficiale. Dall’incrocio dei dati agli atti - compresa la testimonianza di una donna che era affacciata ad un balcone nei pressi di piazzale Ferro dove si consumò il delitto - è emerso che Ruggiero sparò il primo colpo all’interno della Fiat 500 presa a noleggio per seguire l’ex amante in vista dell’incontro della donna con l’ex marito; lo fece dopo aver investito la geep di D’Aprile, alla vista dell’abbraccio fra l’uomo e l’ex moglie. La coppia ritrovata, insieme al figlio già a bordo dell’auto, avrebbe dovuto raggiungere l’altra figlia. Non fu quello il colpo letale: infranse solo il vetro dell’auto. Furono gli altri ad attingere D’Aprile. Vennero sparati dall’omicida una volta uscito dalla vettura, come ha rivelato la testimone oculare; una circostanza, quest’ultima, che ha dato conferma alle prime ricostruzioni effettuate dagli investigatori di Polizia e Carabinieri in contrasto con la tesi dell’omicida: Ruggiero aveva negato di essere uscito dall’auto per freddare D’Aprile. © RIPRODUZIONE RISERVATA