"L’impiego dei medici ’a gettone’ non può sostituire le assunzioni"

Il presidente dell’Ordine Barbagallo torna a puntare l’indice sulla carenza di professionisti in corsia "Dallo Stato risorse assolutamente insufficienti. Ma i livelli essenziali di assistenza vanno garantiti"

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La carenza di specialisti nel settore dell’emergenza è un fatto assodato. I motivi? Molteplici. Stipendi poco allettattanti rispetto al carico di lavoro, professionisti in pensione sostituiti col contagocce, concorsi andati a vuoto per arrivare a quelle che sono vere e proprie fughe verso altre Asl. Insomma tutto ha concorso a creare una situazione difficile dove per coprire notturni e turni giornalieri l’Asl 5 si è vista costretta – come nel resto della Liguria – a ricorrere a diverse forme contrattuali. Tra cui quella “a gettone“. In questo quadro abbiamo rivolto alcune domande a Salvatore Barbagallo, presidente dell’Ordine dei medici della provincia.

Dottor Barbagallo cosa comporta l’inserimento dei medici “a gettone“ all’interno delle strutture ospedaliere?

"Ritengo che il loro impiego debba rimanere limitato a situazioni emergenziali. Non è sempre facile infatti fornire un contributo professionale al pari dei colleghi già presenti nelle unità operative con la loro esperienza e conoscenza maturata in anni di lavoro nella stessa struttura. Purtroppo l’utilizzo del medico a gettone sembra diventato un’alternativa alle assunzioni. La carenza di personale medico è peraltro conseguenza anche dell’inadeguatezza degli stipendi che viene avvertita in particolare nelle strutture dove maggiore è l’impegno".

In questi anni abbiamo assistito al progressivo depauperamento delle risorse umane all’interno dell’azienda sanitaria. Un depauperamento che ha comportato, inevitabilmente, un impoverimento anche sul piano dei servizi offerti ai pazienti. Tutti abbiamo la sensazione che ci sia un limite oltre il quale è oggettivamente impossibile andare, pena l’erosione del concetto stesso di efficacia e dignità della cura. Dove lo fissiamo, esattamente, questo limite?

"L’universalità delle cure offerte dal nostro sistema sanitario è un bene prezioso che non possiamo permetterci di perdere. I cosiddetti Lea (livelli essenziali di assistenza), prestazioni che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, devono essere sempre rispettati. D’altra parte, le risorse che il nostro Paese riserva alla Sanità sono assolutamente insufficienti. La riprova arriva dai ben maggiori stanziamenti previsti in gran parte degli altri paesi europei. A livello locale dobbiamo ormai lottare da anni con un’insufficienza cronica di strutture e di personale. Una situazione gravata oltretutto da una riduzione eccessiva dei posti letti presenti nella nostra provincia".

L’emergenza-urgenza è uno dei settori ospedalieri maggiormente in sofferenza. La copertura di questi posti attraverso il ricorso a personale esterno pone una domanda sulle qualifiche e la preparazione sul campo di questi professionisti chiamati a sostituire i colleghi. Quali garanzie pretendere in termini di professionalità e attraverso quali percorsi?

"In questi anni abbiamo assistito a un sempre maggiore ricorso da parte dei cittadini alle strutture dei pronto soccorso. Non solo quando vi sono reali situazioni di necessità, ma anche per problemi di salute minori. Con il risultato di un sovraccarico eccessivo di lavoro per il personale sanitario diventato motivo di ricerca di altri sbocchi professionali. È intuitivo che un sanitario, abitualmente impiegato nelle attività in struttura, riesca a fornire un servizio più aderente alle necessità locali. Qui ribadisco il concetto dei medici a gettone, personale da impiegare unicamente per situazione straordinarie che deve, come tutto il personale sanitario, essere in possesso delle previste specializzazioni".

Una domanda sul futuro ospedale. Finalmente è arrivato il nuovo bando e si sperava in una pluralità di concorrenti. E invece ecco che ci si ritrova nuovamente un solo candidato alla realizzazione del project, sul quale sono ancora in corso tutti gli accertamenti previsti dalle normative. Cosa non ha funzionato?

"L’ordine dei Medici e degli Odontoiatri non è coinvolto nelle scelte progettuali per il nuovo ospedale e quindi non è a conoscenza delle reali criticità che hanno impedito fino adesso di realizzarne la costruzione. Noi sanitari come i cittadini, subiamo questi ritardi e ormai ne siamo rassegnati. La speranza è che la Regione riesca finalmente a focalizzare meglio le necessità di questo territorio magari anche con un maggior contributo delle amministrazioni locali. Recentemente, abbiamo assistito alla perdita del primario di chirurgia dottor Stefano Berti, una vera eccellenza del Sant’Andrea. Un duro colpo in un contesto che necessitava di una maggiore attenzione da parte della Regione. Ci consola solo il fatto che il dottor Berti è riuscito nella sua permanenza alla Spezia a formare un’adeguata squadra di professionisti".

A.M.Z.