Una lettera d’amore... nella bottiglia

Pescata al largo di Manarola da un poliziotto. È indirizzata a Pina

La lettera d'amore in bottiglia trovata a Manarola

La lettera d'amore in bottiglia trovata a Manarola

La Spezia, 4 febbraio 2019 -  Perizia marinara, occhio guardingo, cuore e onestà da poliziotto. Un mix di elementi che sono alla base di due ritrovamenti in mare che fanno notizia. Uno di pochi giorno orsono: una bottiglia di vetro con dentro una lettera capace di far commuovere. L’altro, risalente a questa estate ma che, sul piano mediatico, riaffiora sull’onda del tam tam innescato da quello fresco a tinte rosa: un vero e proprio tesoro in denaro - 9mila 500 euro - contenuto in un borsa. Il pescatore di sentimenti e soldi è Pietro Muzio, assistente capo in servizio alla squadra volante della Questura.

Quando, la scorsa settimana, è sceso dalla sua barca a vela, appena ormeggiata alle Grazie, aveva bottiglia e lettera nelle mani. La prima un po’ ‘lepegosa’, come dicono nel borgo per la patina scivolosa generata dalla permanenza in acqua, stimata in due settimane. La seconda umida e qua e là sgualcita ma ancora leggibile. Una lettera d’amore. Mittente anonimo, destinataria ‘Pina’. Che non deve essere una ragazza, visto l’esordio. «Eri tanto bella allora giovinetta, come ancor la sei ora; stampata nel volto avevi la dolcezza, come ancora adesso». Quanto basta a far pensare ad un vecchio affetto che riaffiora, affidato al mare, nella speranza che arrivi nelle mani giuste; un testo che contiene anche premurose sollecitazioni e conforti: «No, non ti crucciare, sorridi, sorridi. ... C’è tanta gente che ti vuole bene».

Pietro va al nodo della missione affidatagli dal mare. «Pina, se ti riconosci nella lettera e vuoi averla, eccola...» dice Pietro affidandola a La Nazione, nell’auspicio del contatto. Il ritrovamento è avvenuto al largo di Manarola, durante una navigata a motore. «Ho visto la bottiglia e sono passato al suo fianco per recuperarla: c’è ne sono tante in giro, soprattutto di plastica, faccio sempre così. Ma questa volta è spuntato il messaggio. Eccolo. E’ qua per la destinataria, privacy garantita», dice il poliziotto affianco ad un amico a cui scappa l’amarcord: «La scorsa estate avevi trovato un tesoro...». Pietro, messo alle strette, cede: «Stavo navigando a vela con l’amico Alessandro Tirozzi. Eravamo al largo di San Fruttuoso. Abbiamo visto un borsone di pelle in mare. Curiosi ci siamo accostati. La mente da poliziotto, lì per lì, mi ha portato ad ipotizzare un carico di droga. All’interno c’erano invece 9.500 euro e un passaporto austriaco...».

E dopo?

«Abbiamo fatto quello che era giusto fare: rintracciare l’intestatario del passaporto nella prospettiva di consegnare lo stesso e il denaro. E così è stato, grazie a Facebook»

Chi aveva perso il tesoro?

«Anche qui, si impone la privacy. Posso dire che è un campione di motonautica, a cui il borsone era volato dallo yacht a motore, durate un test di velocità. Dall’Austria è venuta la segretaria a recuperare documento e soldi».

Nessuna riconoscenza?

«Ha insistito per darci una mancia. L’abbiamo accettata, con una finalità precisa: dotare la barca di due superbinocoli, diurno e notturno. Questione di sicurezza...». Un valore aggiunto per gli occhi da poliziotto: vigili e ficcanti.

Corrado Ricci