Le aziende chiudono, tanti fondi vuoti "Inquilini vessati. Lo Stato è assente"

La riflessione di Maggiani, presidente Uppi, sulla crisi innescata dalla pandemia

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LA SPEZIA

Un tempo la casa era l’investimento per eccellenza, e anche i tempi di crisi il ‘mattone’ restava una sorta di bene rifugio. Poi le cose sono cambiate, anche se lo sviluppo esponenziale di attività legate al turismo, come l’affitto di appartamenti a uso ricettivo, aveva rimesso in moto anche il mercato immobiliare. I cosiddetti Aaut, gli appartamenti ammobiliati ad uso turistico, per esempio, sembravano aver dischiuso un nuovo eldorado. Poi è arrivato il coronavirus e il settore si è fermato. Case vuote, investimenti promettenti trasformati in flop onerosissimi, soprattutto per chi aveva contratto mutui per comprare case da affittare. "Di certezze ne sono rimaste poche – ammette Norberto Maggiani (nella foto), presidente dell’Uppi, l’Unione dei piccoli proprietari immobiliari –, anche l’edilizia risente notevolmente del rallentamento dell’economia causato dalla pandemia. Ci sono comparti, poi, dove le conseguenze sono ancora più vistose , basti pensare ai fondi. Il problema è quello delle ditte che hanno sempre più difficoltà a pagare l’affitto, molte hanno chiesto la riduzione dei canoni, alcune l’hanno ottenuta, altre no. Moltissime attività commerciali, ma anche bar ed esercizi legati alla ristorazione, hanno chiuso e i fondi sono rimasti vuoti da un giorno all’altro. In taluni casi anche per scelte sbagliate, come quelle che hanno imposto la chiusura anticipata dei ristoranti. Qualcosa, sul fronte della prevenzione della diffusione del virus, non ha funzionato. Proprietari e inquilini sono vessati da situazioni assurde, e lo Stato è assente. Ci sono proprietari di fondi che pagano cifre spropositate per i rifiuti, mentre servirebbero riduzioni di imposte".

F.A.