La storia di Musumeci ora diventa un film "Dai crimini alla rinascita come scrittore"

L’ex boss, in libertà per estinzione della pena, dopo aver conseguito in carcere tre lauree coltiva il sogno di diventare avvocato

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La storia dell’ex boss Carmelo Musumeci - a cavallo degli anni Ottanta e Novanta a capo dell’omonimo clan che si contendeva, con omicidi e agguati, il controllo di bische clandestine, estorsioni e traffici di droga fra La Spezia e la Versilia – diventerà un film. Per la precisione un docufilm, fra narrazioni personali e scene ricostruite con attori per raccontare il suo sofferto percorso di criminale redento che ha riconquistato la libertà dopo l’estinzione della pena a coronamento di un comportamento esemplare dietro le sbarre da condannato all’ergastolo ostativo. Questo si è trasformato in ordinario, suscettibile dell’ammissione ai benefici, per effetto della prescrizione del reato di tentato omicidio del rivale Ludovico Tancredi, prescrizione che ha reso inutile la ’collaborazione’ che gli era richiesta per superare l’ostacolo del fine pena mai. Succede così che Musumeci sia libero senza aver spedito in carcere altre persone.

"La sceneggiatura è quasi pronta; ho firmato il contratto preliminare con una società cinematografica che lavora per Sky e Netflix. E’ tutto in divenire..." annuncia il protagonista del film, felice della svolta che si inserisce a pieno titolo nella battaglia per migliorare le condizioni carcerarie e dare effettiva concretezza alla finalità rieducativa della pena sancita dalla Costituzione ma tradita dalla realtà dei fatti: il 70 per cento di chi finisce in carcere, una volta uscito, torna a delinquere. Lui era entrato in carcere nel 1992 (per l’omicidio di Alessio Gozzani) con la prospettiva di non potervi mai più uscire se non avesse denunciato i complici del clan. Ha abbattuto il muro che lo aveva separato dalla società a colpi di istanze legali e di riconoscimenti, presupposti e indotti: la dimostrazione di aver tagliato i ponti col passato, la ritrovata consapevolezza del male arrecato, l’impegno all’autorigenerazione con la quale ha tirato fuori i talenti di studioso e scrittore che, fin da giovane, albergavano nella sua persona ma rimasero soffocati dall’escalation criminale.

"Ho varcato la soglia del carcere con la licenza elementare, sono definitivamente uscito nell’aprile scorso, con tre lauree: in Scienze giuridiche, Filosofia e Giurisprudenza" racconta con una punta di orgoglio l’ex boss ora 67enne. In parallelo ha letto centinaia di libri. "All’Asinara, dove era vietato spedire libri, mi arrivavano, a scaglioni, per singole pagine. Gli agenti di custodia pensavano fossero dei pizzini: erano invece i piccoli mattoni di una crescita culturale". MusumecI in carcere ha scritto 10 libri, per lo più romanzi autobiografici. "Un impegno - spiega - dettato dal desiderio di ritrovare me stesso, dare speranza ai detenuti e dal bisogno di gratitudine verso la famiglia e le persone che mi sono state a fianco nel percorso di ricostruzione esistenziale: senza di loro non ce l’avrei fatta, la pena di morte al rallentatore, come definisco l’ergastolo, mi avrebbe schiacciato". Invece Musumeci pensa ora a dare il meglio di sé nel film, a scrivere altri libri e a coltivare un sogno: diventare avvocato. Dopo la laurea in Giurisprudenza sarebbe possibile per una persona normale. Ma lui, pur avendo ottenuto la libertà, deve fare i conti, ancora per tre anni, con l’interdizione dai pubblici uffici.

In attesa bazzica uno studio legale spezzino per fare esperienza. Intanto tiene conferenze. Come quella che, una settimana fa, al Circolo Arci Guernica di Piano di Arcola, lo ha visto a fianco del professore di Filosofia del Diritto Persio Tincani, del cantautore Marco Chiavistrelli e del giornalista Enzo Millepiedi per presentare la trilogia dei suoi libri-specchio: Nato colpevole, Diventato colpevole, Diventato innocente. E’ la trama del film di prossima produzione...

Corrado Ricci