La castagna cambia la storia Liguri Apuani deportati nel Sannio per diffondere la coltivazione

Uno studio inedito di Egidio Banti proposto nel convegno dell’Accademia della cucina. L’obiettivo dei romani era assicurare agli eserciti un cibo dall’alto valore nutritivo.

La castagna cambia la storia  Liguri Apuani deportati nel Sannio  per diffondere la coltivazione

La castagna cambia la storia Liguri Apuani deportati nel Sannio per diffondere la coltivazione

La storia del territorio rivisitata nel segno della castagna. Un contributo di studio del tutto inedito quello venuto dal convegno dedicato alla ’regina del bosco’ dalla Delegazione spezzina dell’Accademia italiana della cucina. Non è questione solo di tradizioni che hanno caratterizzato nei secoli la coltivazione del prezioso frutto del bosco, spesso unico elemento di sostentamento delle popolazioni, ma di una vera e propria reinterpretazione di alcune vicende che hanno caratterizzato il territorio dei Liguri Apuani. La tesi, anticipata da Egidio Banti nella veste di direttore del Centro regionale di studio ‘Marenghi’ dell’Accademia della cucina e studioso di storia locale, che sul tema sta lavorando a uno studio più organico, in sostanza, è questa: la deportazione nel Sannio e in Irpinia, nel III secolo a.C, da parte dei romani di decine di migliaia di Liguri (40mila, forse 70mila stando alla cronache di Tito Livio) rispose sì ad esigenze di natura strategico-militare, nel contesto della politica espansionistica dell’ Impero romano, ma fu anche una scelta dettata dall’esigenza di diffondere le tecniche di coltivazione della castagna, di cui le popolazioni pre romaniche locali erano autentici maestri, in zone dove invece questa ’cultura’ non era molto diffusa.

La castagna, per il suo alto valore nutritivo, rispondeva infatti, secondo Banti, alle esigenze di sostentamento di eserciti e popolazioni che però non avevano sufficienti cognizioni in fatto di tecniche produttive. Ecco allora la scelta, drastica, di mobilitare decine di migliaia di ’specialisti’, detentori di uno specifico ’ius plantandi’ con l’incarico di trapiantare nel Sannio tali tecniche. Non una deportazione in ’campi di concentramento’ in funzione di sottomissione manu militari, ma un vero e proprio arruolamento finalizzato in qualche modo alla... formazione professionale. Una prova? Il fatto che le schiere di Liguri Apuani (per lo più uomini, perché altri erano i ruoli delle donne) erano soliti rientrare in Liguria dal Sannio e dall’Irpinia ad inizio autunno, cioè la stagione delle castagne, che richiedeva qui ’manodopera specializzata’. Tesi di una certa suggestione, che richiederà altri approfondimenti, ma che per Banti può essere accreditata come ipotesi del tutto plausibile. Deportazioni nel Sannio a parte, il tema della castagna è stato affrontato nel convegno voluto da Aic e svoltosi a Mattarana (Carrodano) nella sede della Pro Loco e ha visto anche altri contributi come quello del medico gastro-enterologo Roberto Galli, vice delegato Aic, che ha parlato delle caratteristiche nutritive del frutto e di Marinella Curre Caporuscio, delegata Aic, che ha spiegato il senso del convegno come contributo di studio e promozione della cultura del cibo del territorio, valori propri di Aic, che quest’anno celebrerà i 70 anni di vita come Istituzione culturale.

A portare il saluto al convegno anche il sindaco di Carrodano Piero Mortola e il presidente della Pro loco Francesco Garibotti. La giornata si è chiusa con il rituale momento conviviale nella vicina Antica Locanda Luigina a base di specialità locali e la farina di castagne, neanche a dirlo, nel ruolo di celebrata superstar. L’incontro ha festeggiato anche l’ingresso in Accademia di due nuovi soci, l’ammiraglio Claudio Boccalatte, di Spezia, e la dottoressa Marta Venturino Accorsi, sarzanese, con la consegna di distintivi e diplomi di appartenenza.

Franco Antola