Odissea di 70 infermieri pendolari. "In stazione alle 4 del mattino"

Tra di loro c’è anche chi percorre 150 chilometri in auto al giorno per tornare a casa a orari decenti

Infermieri (foto repertorio)

Infermieri (foto repertorio)

La Spezia, 21 maggio 2023 – C’è chi si alza alle prime ore della mattina per prendere il treno e arrivare alle strutture ospedaliere che fanno parte dell’azienda sanitaria del Tigullio in tempo per dare il cambio ai colleghi del turno di notte.

Chi davanti alle attese di un’ora in stazione tra una coincidenza e l’altra ha deciso di usare la macchina, magari sobbarcandosi 150 chilometri al giorno, per rientrare a casa a un orario decente e riuscire a intavolare un discorso col resto della famiglia.

Sono decine gli infermieri che si trovano in questa situazione e che, da quando hanno preso servizio nell’azienda sanitaria Chiavarese, attendono con ansia il trasferimento negli ospedali spezzini, provincia in cui risiedono.

«Ma al momento è tutto fermo. Stanno trasferendo col contagocce due persone alla volta – fa sapere un’infermiera –. Almeno questo è quello che sappiamo. I colleghi che hanno chiesto di usufruire della mobilità sono una settantina ma la prima delibera prevede il trasferimento per sole 32 unità.

Spostamenti che avvengono col contagocce. Ci hanno detto che le prime due si sposteranno a giugno e altrettante a luglio. Speriamo che i numeri siano più altri perché di questo passo sarà dura smaltire in tempi brevi la graduatoria e dare agli altri colleghi la possibilità di tornare a lavorare in tempi ragionevoli nelle strutture di residenza".

E se le cose dovessero andare avanti con questi ritmi ci vorrà un annetto per smaltire questa tranche di infermieri inseriti nella prima delibera di mobilità. "Siamo stati q uelli usciti meglio da concorsone regionale dove si prevedeva l’assunzione di oltre 700 infermieri e alla fine – prosegue – siamo i più penalizzati. Avremo dovuto avere la possibilità di scegliere la sede di lavoro e invece così non è stato. Non solo ora siamo lontani da casa e anche questo avviso sta andando a rilento perché è ovvio che anche l’Asl Chiavarese deve avere la possibilità di assumere il personale che mano a mano torna a Spezia. In un anno ho fatto due concorsi, li ho vinti tutti e due e continuo a fare la pendolare"

Un clima di incertezza che pesa sotto tutti i punti di vista. Chiedono risposte, se non celeri, almeno rispettose delle esigenze di tante persone.. Poi c’è il caso di chi a Chiavari non sarebbe neppure dovuto finire. "Se quando hanno fatto le assunzioni avessero scorso la graduatoria togliendo le persone che avevano rinunciato al posto di lavoro io sarei entrata a Spezia. E invece eccomi qui nel Tigullio perché Alisa non ha tenuto conto delle rinunce e ora sono in mobilità".

Tra questo esercito ci sono anche dei veri e propri veterani della trasferta fuori regione e chi invece trasfertista lo è diventato da circa un anno.

"Una vita durissima – sostiene infatti un’altra infermiera – specialmente per chi ha famiglie con figli. Nel nostro gruppo ci sono colleghi che dovevano prendere il treno alle 4 del mattino per riuscire a dare il cambio turno nei reparti. Per un po’ ce l’hanno fatta poi hanno rinunciato. Era decisamente improponibile. Così al posto del treno hanno deciso di viaggiare in auto. Certo i costi sono più elevati. In alcuni casi si dividono le spese"

A. M.Z.