"Il dolore dell’addio impossibile alla nonna"

La rabbia del nipote: "Negativa al tampone è restata nell’ospedale-Covid di Sarzana dove è spirata e dove sono vietate le visite all’obitorio"

Insieme al dolore indotto dalla perdita della persona cara, il rammarico di non poter essere stati a lei vicino per accompagnarla nel distacco da questa terra e nemmeno al suo fianco nella camera mortuaria a ricordarle e pregare, esposti al diniego della vestizione, quale misura di protezione del personale dell’obitorio. Sofferenza che si somma a sofferenza per i congiunti e i parenti delle persone decedute nell’ospedale-Covid di Sarzana a causa o per il concorso del virus. Ogni giorno insieme ai numeri dei decessi che compaiono nei bollettini scorre un mare di sofferenza che le cronache non restituiscono ma che si impone nel cuore delle persone alle prese col lutto familiare.

Ieri, insieme al dolore, c’è chi ha provato anche rabbia. E’ il nipote di un’anziana di 94 anni, Carmina Russo, che ha lottato col virus, che è riuscita a sconfiggerlo ma che, pur negativa, ha continuato a restare ricoverata a Sarzana, con le conseguenza che, dopo il decesso, è stata trasferita nell’obitorio off limits. Lui si chiama Anthony, vive a Genevra, ma si fa portavoce dei sentimenti di tutti i familiari, anche di quelli che vivono alla Spezia. Condivide lo stato d’animo con la mamma Angela, la zia Maria, i cugini Isabella e Fabio, il fratello Franco. "Il mio è uno sfogo personale, forse l’unico modo che ho in questo momento per dare un senso alla scomparsa dell’adorata nonna". Un legame fortissimo quello fra Anthony e Carmina, alimentato dalle premure di lei. "Mi ha cresciuto fino all’età di 7 anni, alternando due mesi in Svizzera e due settimane alla Spezia. Le ferie estive le ho sempre fatte con lei. Una gioia vedere le ciminiere dell’Enel dall’autostrada; pianti a dirotto al ritorno". Anthony, finiti gli studi, nel 2011, si era trasferito alla Spezia: sperava di trovare lavoro, di continuare a stare con la nonna. Ma così non è stato. Un’occupazione stabile in Svizzera, nelle ferrovie, lo ha indotto al ritorno oltralpe.

Anthony ricostruisce i fatti dell’ultimo periodo: "Nel gennaio scorso la nonna è stata ricoverata per un’embolia polmonare. Si pensava al peggio invece ne è uscita. Dopo alcuni giorni è stata trasferita nell’ospedale di Levanto; purtroppo a metà febbraio lì è stata contagiata. Dopo la trasferta a Sarzana, arriva l’attesa notizia: tampone negativo. Qualche giorno dopo, dovendo essere sottoposta ad un intervento, le viene rifatto il test: è di nuovo positivo. Siamo sconcertati. Ma la nonna è forte: dopo una settimana risulta negativa! Così dice il medico a mia zia. In tutto questo tempo è stato impossibile starle a fianco. Non riesco lontanamente ad immaginare cosa abbia potuto pensare o come si è sentita la mia nonnina. Credo che piano piano si è lasciata andare fino ad addormentarsi per non risvegliarsi più. Al nostro dolore per la sua scomparsa si è aggiunta ora la sofferenza per l’altolà alla vestizione, alle visite all’obitorio-Covid di Sarzana. Questione di protocolli ci è stato detto. Ma, quando mia nonna era risultata negativa, poteva essere trasferita alla Spezia: ora potremmo essere al suo fianco in quella camera mortuaria". Anthony comprende gli operatori dell’obitorio di Sarzana. Ma rimugina: "Speravo in un trasferimento all’ospedale e poi all’obitorio della Spezia, ad una fine dignitosa della nonna, visto che era risultata negativa al Covid...".

Corrado Ricci