"Grazie a loro non vivo i giorni in solitudine"

La testimonianza di Paolo Passaglia, rientrato alla Spezia nel 2002 dopo 35 anni trascorsi a Londra dove è rimasto l’unico figlio

Paolo Passaglia  con i volontari della Croce Rossa

Paolo Passaglia con i volontari della Croce Rossa

La Spezia, 16 novembre 2019 - Un giorno può durare un’eternità se trascorso in solitudine. Lo sa bene il signor Paolo Passaglia, 77 anni, spezzino doc trasferitosi a Londra per 35 anni e poi tornato alla Spezia nel 2002, che appena ha potuto ha alzato la cornetta del telefono per chiedere se fosse possibile avere un po’ di compagnia. Qualcuno con cui parlare di tanto in tanto. Un desiderio che dopo circa un mese si è avverato. È con il sorriso stampato sul volto che da due mesi a questa parte Paolo apre la porta ai suoi nuovi amici della Croce rossa della Spezia, pronti a raggiungerlo per parlare del più e del meno, ascoltare aneddoti di vita, bersi un caffè. Piccoli gesti e ‘rituali’ che sanno trasmettere emozioni indescrivibili (ai volontari) e tanta felicità (a Paolo). Entrando nelle case di persone sole e anziane, vedendo i loro occhi illuminarsi una volta varcata la soglia, il trio si sente essenziale. Importante. Ma il primo passo lo ha fatto Paolo: «Stavo guardando la tv quando ho visto lo slogan che recitava ‘Se sei solo dai una telefonata’. Dopo la chiamata ho aspettato circa un mese e alla fine sono arrivati loro (i volontari seduti accanto a lui, ndr ). Poter parlare con qualcuno per me è stato un vero sollievo: quando sono solo mi prende la nostalgia». E pensare che Paolo per tutta la vita ha fatto il cameriere. Di persone ne ha viste tante, tantissime. Prima lavorando in diversi bar della Spezia, poi facendo il sommelier in un piccolo hotel londinese a pochi passi dalla Bbc. «Quando ero lì ho conosciuto grandi nomi dello spettacolo – racconta di sé –. Marlon Brando, Al Pacino, Elton John, Brad Pitt, Mike Jagger, Asia Argento. Ho sempre camminato tanto facendo il cameriere ma ora ho difficoltà a muovermi e stando spesso da solo soffro di malinconia». Visto che Paolo è divorziato, e suo figlio è rimasto in Inghilterra, non ha molti parenti vicini su cui fare affidamento. L’unico legame stretto è quello con la cugina residente a Riccò che, una volta alla settimana, lo viene a prendere e lo accompagna a fare la spesa. Le ore che scandiscono le giornate però sono molte e, purtroppo, coi soldi della pensione, non riesce a permettersi una badante. Per questo alla fine del mese conta di fare domanda per l’accompagnamento. Un’alternativa, che non esclude per tornare a trascorrere con più serenità i suoi giorni, è trovare altre persone anziane rimaste sole e residenti in zona per farsi vicendevolmente compagnia. «Tempo fa mentre buttavo la spazzatura ho incrociato una signora del quartiere – ricorda –. Le avevo chiesto se anche lei era da sola. Mi aveva risposto di sì ma non ho avuto la prontezza di chiederle il numero, domandandole se potevamo fare amicizia». In effetti sono tante le persone sole che non sanno come muoversi per allacciare nuovi rapporti. Soprattutto se non amano frequentare i luoghi di ritrovo per anziani più comuni o sono impossibilitati a raggiungerli per problemi di salute. Paolo in compenso è riuscito a conoscere persone sensibili che con lui hanno instaurato un rapporto s emplice ma sincero, affezionandosi al tal punto da arrivare a notare minimi cambiamenti nella sua persona. Dalla pelle del viso più distesa al nuovo taglio di capelli fino ai cambi di umore in positivo. Sono loro a stabilire contatti telefonici con l’anziano per fissare la data dell’incontro successivo. O a rendersi disponibili per sbrigare piccole commissioni al suo posto, come passare dalla farmacia. Tra le proposte ‘partorite’ dal gruppo di nuovi amici, proprio attorno al tavolino del salotto di Paolo, possibili uscite serali al cinema o a teatro, giocate a carte o piccole festicciole. Paolo c’è. I volontari pure. «Se dipendesse da me potrebbero stare qui anche tutto il giorno – conclude, allegramente –. È bello quando suonano il campanello, meno quando devono andare via». Giulia Tonelli © RIPRODUZIONE RISERVATA