Un momento degli sbarchi dalla Geo Barents alla Spezia; in alto il sindaco Peracchini

In prima linea a portare soccorso nel Canale di Sicilia ma anche a tentare lo smantellamento dell’apparato normativo che, presentato dal Governo con l’obiettivo di ridistribuire la pressione dei migranti sui porti, si sta risolvendo i pesanti disagi per profughi e grosse complicazioni per le Ogn, esposte a multe o fermo nave in caso di plurimi salvataggi. Così l’associazione Medici Senza Frontiere, tra mano tesa ai profughi da parte dell’equipaggio della Geo Barents (da venerdì al largo delle coste della Libia) e affondi legali a cura di un pool di avvocati di Genova, quelli che orbitano attorno allo studio Mordiglia specializzato in Diritto marittimo. I legali, questa la notizia di giornata, hanno impugnato al Tar del Lazio il provvedimento ministeriale col quale, il 24 gennaio scorso, dopo il primo soccorso di 69 migranti, era stato indicato alla Geo Barents lo scalo della Spezia come "porto sicuro" da raggiungere con urgenza per procedere agli sbarchi e all’assegnazione dei profughi nei centri di accoglienza.  "L’atto è nullo e il decreto da cui discende è inapplicabile perchè in contrasto con la Convenzione internazionale per la sicurezza della vita in mare SOLAS (acronimo di Safety of Life at Sea) del 1974, la Convenzione internazionale di Amburgo sulla ricerca e il salvataggio marittimo che disciplina le cosiddette “zone SAR” adottata nel 1979 e la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982" è, in sintesi, il rilievo. Il provvedimento in questione, verificata l’impossibilità a stretto giro di soccorsi alternativi, venne - come si ricorderà snobbato - in ossequio alla Convenzione internazionale sulla sicurezza e i soccorsi in mare. Il comandante della Geo Barents aveva, infatti, deciso le deviazioni di rotta rispetto a quella diretta per La Spezia per effettuare altri due soccorsi, per un totale di 237 recuperi. Ebbene, nella more della conversione in legge del Decreto Piantedosi, scatta il ricorso al Tar del Lazio. Avviene ad operazioni concluse da oltre una settimana e in attesa delle determinazioni del Questore dopo gli accertamenti della Polizia di frontiera su quello che accadde dopo il primo soccorso del 24 gennaio. Il provvedimento, esaurita la sua funzione operativa, costituisce non solo ancoraggio dell’indagine amministrativa ma un riferimento nel progress della gestione dei soccorsi ai migranti. Medici Senza Frontieri infatti non vuole solo farne piazza pulita per salvaguardare la Geo Barents dallr sanzioni ma anche per giungere al riconoscimento per via giudiziaria della prevalenza norme internazionali sui soccorsi in mare rispetto al decreto emesso dal Ministro dell’Interno, così da dare corso anche in futuro alla pratica dei plurimi soccorsi. Medici senza frontiere non sono soli nella battaglia. "Ritirate o modificate il decreto legge sulle Ong" è la richiesta fatta all’Italia dal Consiglio d’Europa. L’invito è della commissaria dei diritti umani di Strasburgo, Dunja Mijatovic A giudizio della della commissaria, le disposizioni presenti nell’atto normativo ostacolano le operazioni di ricerca e soccorso delle navi e, quindi, sono in contrasto con gli obblighi dell’Italia in materia di diritti umani e del diritto internazionale. "I timori sul dl Ong sono infondati" è la risposta del Governo spiega: "A differenza di quanto asserito, le nuove disposizioni non impediscono alle Ong di effettuare più interventi di salvataggio, né le obbligano, men che meno, a ignorare eventuali richieste d’aiuto se hanno già preso a bordo altre persone", si legge nella lettera inviata a Bruxelles. "Ciò che la nuova norma intende evitare è piuttosto la sistematica attività di recupero dei migranti nelle acque antistanti le coste libiche e tunisine al fine di condurli esclusivamente in Italia, senza alcuna forma di coordinamento. Corrado Ricci

Cronaca

In prima linea a portare soccorso nel Canale di Sicilia ma anche a tentare lo smantellamento dell’apparato normativo che, presentato dal Governo con l’obiettivo di ridistribuire la pressione dei migranti sui porti, si sta risolvendo i pesanti disagi per profughi e grosse complicazioni per le Ogn, esposte a multe o fermo nave in caso di plurimi salvataggi. Così l’associazione Medici Senza Frontiere, tra mano tesa ai profughi da parte dell’equipaggio della Geo Barents (da venerdì al largo delle coste della Libia) e affondi legali a cura di un pool di avvocati di Genova, quelli che orbitano attorno allo studio Mordiglia specializzato in Diritto marittimo. I legali, questa la notizia di giornata, hanno impugnato al Tar del Lazio il provvedimento ministeriale col quale, il 24 gennaio scorso, dopo il primo soccorso di 69 migranti, era stato indicato alla Geo Barents lo scalo della Spezia come "porto sicuro" da raggiungere con urgenza per procedere agli sbarchi e all’assegnazione dei profughi nei centri di accoglienza. 
"L’atto è nullo e il decreto da cui discende è inapplicabile perchè in contrasto con la Convenzione internazionale per la sicurezza della vita in mare SOLAS (acronimo di Safety of Life at Sea) del 1974, la Convenzione internazionale di Amburgo sulla ricerca e il salvataggio marittimo che disciplina le cosiddette “zone SAR” adottata nel 1979 e la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982" è, in sintesi, il rilievo. Il provvedimento in questione, verificata l’impossibilità a stretto giro di soccorsi alternativi, venne - come si ricorderà snobbato - in ossequio alla Convenzione internazionale sulla sicurezza e i soccorsi in mare. Il comandante della Geo Barents aveva, infatti, deciso le deviazioni di rotta rispetto a quella diretta per La Spezia per effettuare altri due soccorsi, per un totale di 237 recuperi.
Ebbene, nella more della conversione in legge del Decreto Piantedosi, scatta il ricorso al Tar del Lazio. Avviene ad operazioni concluse da oltre una settimana e in attesa delle determinazioni del Questore dopo gli accertamenti della Polizia di frontiera su quello che accadde dopo il primo soccorso del 24 gennaio. Il provvedimento, esaurita la sua funzione operativa, costituisce non solo ancoraggio dell’indagine amministrativa ma un riferimento nel progress della gestione dei soccorsi ai migranti. Medici Senza Frontieri infatti non vuole solo farne piazza pulita per salvaguardare la Geo Barents dallr sanzioni ma anche per giungere al riconoscimento per via giudiziaria della prevalenza norme internazionali sui soccorsi in mare rispetto al decreto emesso dal Ministro dell’Interno, così da dare corso anche in futuro alla pratica dei plurimi soccorsi.
Medici senza frontiere non sono soli nella battaglia. "Ritirate o modificate il decreto legge sulle Ong" è la richiesta fatta all’Italia dal Consiglio d’Europa. L’invito è della commissaria dei diritti umani di Strasburgo, Dunja Mijatovic A giudizio della della commissaria, le disposizioni presenti nell’atto normativo ostacolano le operazioni di ricerca e soccorso delle navi e, quindi, sono in contrasto con gli obblighi dell’Italia in materia di diritti umani e del diritto internazionale.
"I timori sul dl Ong sono infondati" è la risposta del Governo spiega: "A differenza di quanto asserito, le nuove disposizioni non impediscono alle Ong di effettuare più interventi di salvataggio, né le obbligano, men che meno, a ignorare eventuali richieste d’aiuto se hanno già preso a bordo altre persone", si legge nella lettera inviata a Bruxelles. "Ciò che la nuova norma intende evitare è piuttosto la sistematica attività di recupero dei migranti nelle acque antistanti le coste libiche e tunisine al fine di condurli esclusivamente in Italia, senza alcuna forma di coordinamento.
Corrado Ricci

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