Gasolio alle stelle, i pescatori si fermano "Con queste spese, addio al guadagno"

Da 0,60 centesimi al litro è passato rapidamente a 1,20, il conflitto in corso nell’Est Europa ha portato all’ultimo aumento Scattato ieri lo stato di agitazione per protesta. "Chi è uscito in mare è poi subito tornato indietro in solidarietà ai colleghi"

I pescatori della Revel da ieri in stato di agitazione

I pescatori della Revel da ieri in stato di agitazione

La Spezia, 8 marzo 2022- "A ottobre pagavamo il gasolio 60 centesimi al litro, ora siamo a 1,20. Il doppio: cifre folli che azzerano il nostro guadagno, così non possiamo andare avanti". E anzichè avanti, i pescatori spezzini ieri mattina sono tornati indietro con le loro barche poco dopo aver preso il largo, quando hanno saputo che tanti altri colleghi in città come in tutta Italia hanno indetto lo stato di agitazione per protestare proprio contro il caro gasolio. Niente pesca quindi ieri, così come oggi e domani, per dare un segnale forte a istituzioni e cittadini, che non troveranno sulla tavola pesce fresco proveniente dal molo spezzino.

A livello nazionale la protesta durerà tutta la settimana. Una volta tornati alla banchina Revel i pescatori si sono riuniti per spiegare i motivi della loro protesta, a cominciare proprio dal prezzo sempre più alto del gasolio agricolo utilizzato per i motori delle loro barche. Roba da consumi da 500 litri al giorno "e basta per fare una semplice moltiplicazione – spiega Angelo Asciutto – per capire quanto spendiamo tutti i giorni. Siamo partiti dai 60 centesimi al litro di ottobre per arrivare a circa 1,20, con un aumento secco del 100%".

Aumenti arrivati già prima della guerra in Ucraina, che ha fatto scattare l’ultimo incremento. Proprio Asciutto è fra quelli usciti in mare ieri e poi tornati indietro per solidarietà con gli altri colleghi, così come ha fatto Enzo Sacco che col cellulare mostra come in tutte le coste italiane il numero dei pescherecci in mare sia minimo. "Poche barche qua e là – spiega – la maggior parte è ferma, per protesta contro questo caro gasolio".

L’obiettivo dello stato di agitazione è lanciare un messaggio sia alle istituzioni che alla cittadinanza, passando anche per chi il pesce lo acquista tutte le mattine per poi rivenderlo. "Sarebbe importante – sottolinea Concetta Sipione , la più giovane del gruppo – coinvolgere anche pescherie e ristoranti: la nostra protesta avrà veramente un senso se i commercianti locali non andranno a comprare il pesce proveniente da altre parti".

Insieme ai conti del gasolio ieri i pescatori facevano anche quelli dei soldi persi con la prima giornata di stop, circa 1000 euro a barca. Ma la protesta andrà avanti "almeno fino a mercoledì" come sottolinea Anna Vivaldi presidente di Confcooperative cui sono associati gli operatori della Revel. "In questa banchina lavorano 20 attività della cooperativa ‘Divergente spezzino’, con 50 operatori che diventano 120 in estate. La concessione della banchina è stata resa possibile 4 anni fa grazie alla disponibilità dell’Autorità portuale". Ma quello del gasolio non è il solo problema con cui si scontra chi vive di pesca a strascico. "Questo tipo di attività – aggiunge Michele Pisani presidente della cooperativa fra operatori della Revel – negli ultimi anni è stata sottoposta a una serie di leggi promosse proprio per limitarla, in quanto considerata dannosa. Così si vuole ridurre la portata del pesce col ‘fermo pesca’ di oltre un mese imposto ogni anno. Ora con l’aumento del prezzo del gasolio (che si porta via tre quarti del valore del pescato) andremo a tagliare sul personale e sulla manutenzione delle barche".

Per A ntonino Brancaleone "l’idea dello stop alla pesca è giusta, ma sarebbe necessario incontrare gli amministratori locali". Enrico Faggioni di Confcooperative sottolinea l’eta avanzata delle barche e la necessità di "incentivi per cambiare i motori con altri più nuovi e dai consumi più bassi. Invece la nostra attività è stata via via sempre più limitata: la pesca a strascico ora è il 30% di quella di 10 anni fa".