Subacquei 'sentinelle' dei fondali marini

I sub del Wwf, con il supporto della Capitaneria, liberano lo scoglio del ferale da una rete soffocante di circa quindici metri. Operazione a venti metri di profondità

Rimozione rete al Ferale

Rimozione rete al Ferale

La Spezia, 14 settembre 2018 - ​ Subacquei ‘sentinelle’ dei fondali, alla scoperta delle insidie che minacciano flora e fauna marina e, una volta localizzate, per rimuovere le stesse e restituire i primi alla vita. E’ la nuova frontiera dell’impegno dei diving center, alleati della Guardia Costiera nell’eco-missione. Dopo l’operazione che nel luglio scorso, in seguito alla scoperta dei sub del diving Calafuria delle Grazie, portò alla liberazione di un tratto di fondali dell’isola del Tino soffocati da una rete da posta, un’altra meritoria operazione si è svolta nei giorni nel mare spezzino. Questa volta nei pressi dello scoglio del Ferale, a 20 metri di profondità, ad opera, in tandem con la Guardia costiera che ha messo in pista un gommone classe A, il team dei subacquei del WWF Italia che, da giugno, scorso hanno firmato un protocollo d’intesa per la tutela del mare. Il WWF SUB è una nuova realtà voluta dalla presidentessa Donatella Bianchi, nota giornalista spezzina conduttrice di Linea Blu, creata la collaborazione di Leonardo D’Imporzano, subacqueo e divulgatore scientifico e Franco Andaloro, biologo marino.

L’immersione è durata circa un’ora e mezzo. E’ valsa alla rimozione di una quindicina di metri di rete da posta che, perduti i galleggianti, si era adagiata sulla punta dello scoglio del Ferale. Legata con delle fascette, dopo averne tagliato delle parti liberando così stelle marine e gorgonie, è stata portata in superficie con un pallone di sollevamento e recuperata dagli uomini della Guardia Costiera. Le operazioni sono state seguite da un gruppo di ragazzini della Scuola di mare di Santa Teresa, imbarcati su un gommone della «Tribù Diving Academy», risolvendosi l’uscita in barca anche in una missione educativa.

«Questa  è la terza attività congiunta dell’estate con la Guardia Costiera – spiega il coordinatore del team D’Imporzano – tutte svolte in Liguria e indirizzate verso la rimozione di attrezzature da pesca abbandonate o perse, come nasse e reti».

«Un bell’assist per la tutela del mare» dice il comandante della Capitaneria Massimo Seno, che spiega: «La presenza di reti da pesca abbandonati sui fondali costituisce un problema rilevante; al pari della presenza della plastica, questi attrezzi, infatti, possono restare sul fondale marino o galleggiare in sospensione sino alla loro degradazione e ciò può avvenire anche per decenni, con gravi ripercussioni per l’ecosistema continuando, peraltro, a catturare specie marine in maniera non selettiva e danneggiando i fondali dove si posano».

Corrado Ricci