"Fezzano, che entusiasmo per gara e sagra"

Laura Scotto di Santolo racconta la sua esperienza con la borgata verde. "Qui tutti si impegnano, anche chi arriva da fuori".

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"Sono di Fezzano, nata con i colori verdi". Si presenta così Laura Scotto di Santolo, borgatara doc. Una donna che ama infinitamente il suo paese e l’espressione migliore della sua essenza. Una che soffre, che spiega a chi non lo capisce cosa voglia dire tenere a questa realtà come ad uno di famiglia. Se si volesse spiegare l’essenza del Palio del Golfo ad un forestiero, potrebbe esser lei la testimonial ideale. "È come una malattia, ma alla fine anche chi si trasferisce qui, prima o poi la prova. Siamo originari di Procida, però mi sento parte in tutto e per tutto della borgata: fin da piccola sono stata tifosa e ben presto ho iniziato a dare una mano. Sono nel direttivo e m’impegno soprattutto per la nostra sagra e a per le feste. Mio padre, quando si è trasferito qui, è diventato subito tifoso. E anche quando andavo in estate nell’isola, non sentivo ragioni: la prima domenica di agosto c’era il Palio e io non potevo mancare, tornavo di corsa". La storia d’amore con la borgata ha radici lontane.

"C’ero quando i colori erano rossoblù. Sono diventati verdi per rispecchiare quello della Us Fezzanese. Ho fatto le sfilate e le sagre, appunto. Poi, quando nel 2010 la dirigenza è cambiata, sono entrata. Noi siamo gli eterni secondi... Però, siamo sempre competitivi, ci teniamo a far bella figura e abbiamo sempre dato noia. Siamo come una delle teste di serie del calcio". Per quanto riguarda la parte sportiva, però, Laura non ha voce in capitolo. "Non ho mai vogato e non mi occupo degli equipaggi, anche se sono informata, in quanto dirigente. Mi occupo di altro: burocrazia, sagra, sfilata. Ora siamo in sette dirigenti: oltre a me, a lavorare seriamente con il capoborgata e presidente Jacopo Conte, ci sono il vice Matteo Bozzi, Giuliano e Andrea Franchi, Roberto Amenta, Annalisa Tedeschi, Nicola Zignego. Ma tutto quello che facciamo è realizzato grazie all’intera popolazione di Fezzano: se le cose riescono è solo merito della collaborazione da parte di tutti: la nostra è una società sana, andiamo molto d’accordo". La sagra, con il suo staff e le sue prelibatezze, è il suo regno. "Siamo una cinquantina di persone. Non ha un nome preciso e si tiene nelle prime due settimane di luglio.

Per questa tradizione è stato un crescendo: non chiamiamo orchestre famose, perché fortunatamente non ce n’è bisogno per attirare la gente. Il mangiare è buono, il prezzo ottimo, la location bellissima, in riva al mare: tutti ci fanno i complimenti". E non finisce qui, perché ci sono anche le cene della borgata, come quella solidale che fecero per raccogliere fondi per Amatrice distrutta dal terremoto, le feste per i bambini, il villaggio di Babbo Natale, Halloween, la veleggiata, che quest’anno si è svolta solo in mare per via dell’emergenza Covid, senza premiazione a terra. Ma il clou si raggiunge la prima domenica di agosto, la giornata più attesa dell’anno. "La tradizione è il pranzo per tutta la tifoseria: c’è tantissima gente, si vendono magliette, bandiere. Serviamo pasta al pesto e pasta ai muscoli per tutti, adulti e bambini: quella giornata si vive dalla mattina alla sera del Palio, quando dopo la gara, scattano i commenti". E non si pensi che la malattia contagi solo i fezzanesi.

"Alla gente della borgata si uniscono quelli che hanno la barca nei pontili, chi ha sposato la gente di qui, gli amici: gente che prima ti diceva di non capire come uno possa soffrire per questo e che poi si attacca come lo siamo noi. Quelli che vivono fuori rientrano apposta, tutto il paese si fa in quattro per comprare il necessario per la gara: i contributi arrivano da bar, ristoranti. Perfino uno dei titolari originario di Marola ci dà una mano. C’è del sano in tutto questo". Appagata e passionale, Laura. Ma c’è una cosa che vorrebbe cambiare in questo quadro idilliaco? "Sì. Desiderio vincere più spesso e non star troppo ad aspettare: spero che il Palio torni al più presto a vivere come viveva prima del virus".

Chiara Tenca