Stop al nucleare. E all’Enel si brucia carbone

Riattivato dalla notte scorsa il gruppo 3 della centrale di Vallegrande per far fronte a un picco di fabbisogno innescato dai francesi

Deposito di carbone nei dintorni della centrale spezzina di Vallegrande

Deposito di carbone nei dintorni della centrale spezzina di Vallegrande.

La Spezia, 16 settembre 2021 - Riecco il carbone. Proprio nel mezzo dell’ennesima polemica sulla riconversione a turbogas della centrale di Vallegrande e il futuro dell’area in chiave green, arriva la notizia della riaccensione del gruppo SP3, quello appunto a carbone, avvenuto la notte scorsa sulla scia dell’impennata del fabbisogno energetico nazionale. Stavolta il deficit produttivo è legato, a quanto risulta, a problemi del sistema francese, dove una delle centrali nucleari è stata fermata per esigenze di manutenzione periodica.

Questo ha fatto sì che la quota di energia destinata all’estero, e all’Italia in particolare, sia scesa sotto lo standard ordinario, richiedendo l’attivazione, a Spezia, del gruppo 3, per un periodo stimato in circa dieci giorni. Come vuole il protocollo, la richiesta della direzione generale, è arrivata ai tecnici e agli addetti di Vallegrande con 24 ore di anticipo ed è stata successivamente confermata con l’accensione dell’impianto, normalmente in stand-by con le sole attività di manutenzione ordinaria. Una prassi relativamente normale ma che viene a collocarsi in una fase caratterizzata dalla ripresa del dibattito (e delle polemiche) sul processo di decarbonizzazione, ancora lontano dal suo epilogo. Di sicuro una notizia destinata a far discutere in uno scenario caratterizzato da nuove prese di posizione a proposito della presunta "inerzia" della Regione rispetto al disegno di trasformazione dell’impianto spezzino. Trasformazione il cui iter autorizzativo viene dato ormai per concluso con il parere trasmesso qualche giorno fa al ministero della Transizione ecologica dall’Istituto superiore di Sanità. Manca in pratica la sola firma del ministro Cingolani, sulla cui scrivania il dossier Spezia è approdato per la firma definitiva.

A intervenire, ieri, sono stati nuovamente i consiglieri Davide Natale (Pd), Roberto Centi (Lista Sansa) e Paolo Ugolini (5 Stelle) che replicano alle posizioni manifestate da ambienti del centro destra raccolte ieri da ‘La Nazione’ a proposito della sostanziale "inutilità" di un ulteriore intervento politico volto a negare l’intesa al Governo sulla riconversione della centrale. Un dissenso peraltro già espresso – si era fatto notare – e che comunque non potrà influire su decisioni legate a politiche energetiche nazionali. Dall’opposizione ora arriva una dura replica a quelle considerazioni che fanno "uscire allo scoperto la vera volontà di questo centrodestra: non opporsi alla realizzazione della centrale a gas di Vallegrande! In poche righe si smentiscono forze politiche (Lega) che hanno collaborato alla stesura del documento e singoli consiglieri (Menini) che l’hanno condiviso". "Il documento approvato parla chiaro – osservano i tre consiglieri di opposizione –: la Regione Liguria deve dire no (ovviamente argomentandolo) al nuovo impianto. Proprio perché la materia è concorrente la Regione può, anzi deve svolgere un ruolo fondamentale. Con decine di miliardi previsti dal Pnrr l’unica cosa che si realizza nella nostra provincia è il turbogas. Sappiamo bene che il Piano energetico nazionale non può essere cambiato in modo autonomo da una Regione, ma sappiamo altrettanto bene che la Regione può dimostrare che quell’impianto non serve. Per dare credibilità alla politica serve essere conseguenti a cosa si vota e non prendere in giro i cittadini e i loro rappresentanti". Su queste premesse la richiesta di una presa di distanza da parte del presidente Toti, con l’auspicio "che le forze di centrodestra che hanno votato il documento si uniscano alla nostra richiesta perché altrimenti la loro posizione è solo di facciata".