"Edilizia e nautica di lusso tirano la volata"

Menchelli riflette sull’onda lunga della crisi: "Turismo e servizi alla persona in affanno, ma crescono alimentari e piccolo trasporto"

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di Franco Antola

C’era una volta il boom del turismo, soprattutto internazionale. Quello che aveva fatto di Spezia una specie di caso da manuale, con i numeri degli arrivi schizzati oltre ogni più rosea (e ragionevole) previsione. Un modello che erano venuti a studiare, nel 2018, perfino da un’università giapponese che di fronte ai fiumi di turisti in coda per entrare alle Cinque Terre, ma non solo, voleva capire dove stesse il segreto. Poi è arrivato il Covid-19 e tutto è cambiato. Come se ne uscirà? Giuseppe Menchelli, direttore generale di Confartigianato Spezia e un’esperienza ultratrentennale alle spalle, dal suo osservatorio ha sicuramente il polso della situazione: la crisi, devastante, ha messo in ginocchio interi settori, a cominciare dal turismo con tutto il suo indotto ma, paradossalmente, ha favorito la crescita di altre realtà.

Proviamo a fare il punto, Menchelli.

"Non ci vuole un esperto di statistica per interpretare la progressione dei numeri e la crisi che mette in pericolo le aziende. Come organizzazione siamo ovviamente preoccupati della salute ma anche dall’andamento dell’economia. C’è stata un po’ di luce in estate con i turisti italiani, ma poi il flusso si è chiuso. Scomparsi gli stranieri, tutto si è fermato. La nostra area è piena di strutture ricettive, un settore cresciuto a dismisura fino a raggiungere le 5.000 unità, considerati anche i privati con gli alloggi a uso turistico. Se parliamo di imprese, affittacamere e alberghi, scendiamo a 1600. Il settore è letteralmente crollato, e con esso tutti i servizi collegati, come le guide e le agenzie turistiche. Cito a titolo di esempio anche il trasporto marittimo, dove fino a qualche anno fa le domande si contavano sulle dita di una mano, ora per l’Area marina protetta delle Cinque Terre sono 120. In un’economia mista il rischio crisi attutisce, il problema è che dal 2008 si è puntato quasi tutto sul turismo che si è sviluppato con numeri incredibili, destando l’invidia dei territori limitrofi. Idem per il versante del benessere, per citare un altro esempio. Dopo la mazzata di tre mesi di chiusura, dal 18 maggio è stato subito boom, poi la situazione si è stabilizzata. Nei servizi alla persona le perdite sono del 30%, con parrucchieri ed estetisti in grande affanno. La gente ricomincia ad avere paura, una paura immotivata perché le aziende offrono ora le loro prestazioni in assoluta sicurezza".

In termini di posti di lavoro cosa è successo, nel complesso?

"Sono mancati diecimila posti stagionali. A luglio e agosto qualche assunzione, poi di nuovo tutto fermo. Il risultato è che chi ha lavorato non ha potuto raggiungere il periodo minimo di 13 settimane per la disoccupazione. Il turismo era una sorta di ombrello di protezione, chiuso quello...".

Non si salva nessuno?

"Non proprio. Ci sono settori che in questa congiuntura hanno registrato incrementi di fatturato oltremodo significativi. Il nostro referente per la nautica Roberto Zampolini ci dice per esempio che il comparto è cresciuto molto, soprattutto nel segmento di fascia alta, ma non solo. La gente, quest’estate, ha speso molto per uscire in mare affittando barche di classe alta ma anche per noleggiare un semplice gommone. Un altro comparto in crescita è l’edilizia: dopo un periodo di crisi pesante, grazie ai super bonus del 110% è in atto una forte ripresa. Merito delle agevolazioni, certo, ma anche di un cambio di abitudini, con la gente che sta più in casa e riscopre l’interesse a migliorare l’ambiente in cui vive".

Altri settori che con il coronavirus ci hanno guadagnato?

"Gli alimentari e il piccolo trasporto, quello sotto le 3,5 tonnellate per intenderci, legato all’esplosione degli acquisti online e delle consegne a domicilio, soprattutto da parte della grande distribuzione. Come associazione cerchiamo di intercettare questa domanda nuova sviluppando corsi di formazione ad hoc. Il commercio despecializzato ristagna invece nella crisi".

Cosa le piace meno delle muove misure varate dal Governo?

"Ci convince poco lo smart working spinto oltre misura. Il messaggio è: nel privato fate come volete, nel pubblico introduciamo il 75%. La cosa può funzionare forse nei grandi enti e nella pubblica amministrazione, molto meno nel piccolo. I Comuni sono poco attrezzati, con le procedure online ancora scarsamente operative. Le aziende pagano il prezzo maggiore e con loro i privati, specie i più anziani".