Dalla boscaglia spunta un paese abbandonato

L’antico borgo di Castellazzo scoperto dall’associazione Pro Monte Caprione. Previsto l’intervento della Soprintendenza. "Importante valenza storica"

Migration

Dalla fitta boscaglia salta fuori un paese abbandonato. E’ la scoperta fatta dall’associazione ‘Pro Monte Caprione’ che punta alla valorizzazione del territorio collinare di Lerici. Una realtà, da poco è insediata, che eseguito lavori di pulizia portando alla luce alcune interessanti scoperte. La più eclatante è il ritrovamento, nella boscaglia, del borgo abbandonato di Barbarasco-Castellazzo, rimasto nell’oblio per lunghissimo tempo. Sulla scia di un’idea dell’indimenticato Enrico Calzolari, la società tira le somme dell’ultimo anno di attività svolta, sostenuta dall’amministrazione comunale che vuole promuovere lo sviluppo di quella porzione di territorio tutelandone le particolarità. A ottobre si è tenuta a Lerici una settimana di studio sull’arte dell’edilizia in pietra a secco organizzata da Itla Italia, in collaborazione con la Pro Monte Caprione, che ha curato un convegno internazionale, una mostra al castello e un seminario pratico a Zanego sulla costruzione di terrazzamenti in pietra a secco e sul restauro di cavanei. "E’ un’iniziativa tra le più significative del mio mandato da sindaco" dichiara il sindaco Leonardo Paoletti. Castellazzo è un complesso di 14 case, abbandonate dalla popolazione nel 1280, un sistema di irrigazione complesso e sofisticato, un sito che necessita a questo punto dell’intervento di esperti archeologi perché possano rispondere ai molti quesiti che il ritrovamento ha aperto. "Noi – dice il presidente della Pro Monte Caprione Attilio Bencaster – ci siamo limitati alla ricerca, ritrovamento e pulizia dell’area, ora sarà la Soprintendenza a indagare con gli esperti. Nel corso della ricognizione sulla porzione di territorio occupata dal Caprione, sono stati censiti 350 cavanei, di cui alcuni presentano delle particolarità come la doppia stanza; è stato fatto un progetto di recupero della Chiesa di San Lorenzo, oggi chiusa perché pericolante. Tutti questi tesori devono tornare ad essere fruibili da tutti. Cavanei e chiesa possono avere un’utilità".

Non è solo un patrimonio documentale storico quello che è sepolto nel Caprione, ma anche geologico e naturalistico. Dalle terre coloranti per colorare i manufatti di coccio, al calcare di natura organica che riempie grandi porzioni del territorio formando pozze e vasche, alla presenza di pietre e marmi pregiati come il portoro o il diaspro rosso, raro e prezioso che veniva usato nel corso del neolitico per produrre piccoli utensili come scalpelli, coltelli. "Abbiamo trovato, nel corso del lavoro di pulizia molti frammenti di utensili di epoca neolitica in diaspro che daterebbero in periodi ben più remoti la presenza di insediamenti umani stabili sul nostro territorio" conclude Bencaster.

Euro Sassarini