Covid, muore a 53 anni. Era ricoverato da un mese

Ricoverato all’inizio di settembre in Rianimazione non si è più ripreso . Lascia la moglie, due figli e un nipotino. Una parente: "Non usciva di casa"

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La Spezia, 13 ottobre 2020 - Il Covid-19 è capace di portare alla morte anche persone di mezza età, in buona salute. Lo avevano dimostrato alla Spezia, a marzo, i decessi del maresciallo dei Carabinieri Massimiliano Maggi e il capo officina di Fincantieri Marco Tonelli, rispettivamente di 53 e 54 anni. Ieri un loro coetaneo (53 anni compiuti il 15 giugno) ha chiuso gli occhi per sempre, sfibrato dalla malattia con la quale ha combattuto dal 5 settembre scorso, quando venne ricoverato al Sant’Andrea. Una morte che si fa lutto nella comunità dominicana. Si è spento infatti Tomas Sanchez Mendoza. Un uomo forte, padre di famiglia, nonno da due anni: lascia la moglie cinquantenne, una figlia di 24 anni, un figlio di 20 e l’adorato nipotino. Era arrivato alla Spezia nel 1990, seguendo le orme della donna che è poi diventata sua moglie. Una famiglia cresciuta grazie al lavoro consolidato di lei, badante di anziani e al lavoro precario di lui. A fronte del clamore suscitato dal cluster dominicano quale fonte originaria della diffusione dei contagi, pur nella cosapevolezza del dolore che attraversa le persone care a Tomas, le domande si è imposte per capire, ragionare, confortare, solidarizzare. L’ipotesi del contagio? Tomas partecipò a raduni o feste in città o Carrara?

"Nessuna festa, nessuna abitudine ad uscire di casa. La sua attezione principale era verso il nipotino che ha accudito con tanto amore. Tomas aveva paura del Covid anche per questo usciva raramente di casa..." dice Ines, una parente stretta. Da lei la conferma di una voce rimbalzata nel quartiere Umbertino: la moglie, asintomatica, è risultata positiva.

"Ha superato la quarantena, fisicamente non ha problemi, ma il cuore è straziato da tempo". Anche da quando ha saputo, alcuni giorni fa, che è morto a causa del coronavirus l’anziano, residente alla Chiappa, che accudiva. Ora la mazzata della perdita del marito in una giornata che, alla Spezia, registra altri 26 casi contagi, che portano il totale 862 (grazie alle guarigioni l’impennata oltre i mille di dieci giorni fa è rientrata). Crescono i ricoverati: due in più, all’ospedale-Covid di Sarzana, rispetto al giorno precedente, di cui 5 in Rianimazione.

Altri due pazienti sono ricoverati nelle sale buffer attrezzate nel reparto Intettivi del Sant’Andrea all’esito dell’emersione, senza sintomi connessi, di positività. Come la donna che ha partorito in Ostetricia e che, causa positività, deve per ora rinunciare ai gesti indotti dal cuore: baci, carezze, alimentazione naturale della creatura. Il piccolo è accudito del reparto di Neonatologia. Sta bene, è negativo. A supplire agli affetti fisici impossibili della mamma provvedono le infermiere. Premure col valore aggiunto, che passa anche per le videochiamate con le quali la mamma è stata messa in condizione di godersi, suppur a distanza, il figlioletto. Non è il primo parto di una mamma positiva quello avvenuto nei giorni scorsi al Sant’Andrea. Era già sucesso a Marzo e ora come allora è scattato il protocollo per evitare la diffusione dei contagi, con parallela garanzia di funzionamento, in sicurezza della sala parto, blindata all’accesso occulto del Covid attraverso le sanificazioni. Circostanza, quella del funzionamento no-stop del presidio teatro delle nascite, da evidenziare a fronte dell’ansia montante fra le donne prossime a partorire dopo le notizia della mamma positiva e della sala "blindata", cioè a dire protetta, sicura.