"Costi folli. A rischio centinaia di imprese"

Gli artigiani denunciano la moltiplicazione dei casi di lockdown energetico. E nelle prossime settimane il problema potrebbe ingigantirsi

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di Franco Antola

Un mese di autonomia, non di più. Poi centinaia di aziende, quelle più legate a forniture energetiche dal peso in crescita vorticosa, rischiano di uscire dal mercato, travolte da costi insostenibili. E’ questa la fosca previsione di Confartigianato, che a livello locale e nazionale ha condotto uno studio approfondito sugli effetti del caro energia sul tessuto produttivo delle piccole aziende. Di più: si stanno già moltiplicando i casi di lockdown energetico e molti imprenditori rischiano la chiusura fin da oggi. I settori più a rischio? Quelli alimentare, vetro, ceramica, cemento, carta, metallurgia, chimica, tessile, gomma, insieme ad alberghiero, carrozzerie e falegnamerie. Una batosta senza precedenti che rischia di ingigantirsi ulteriormente, secondo Confartigianato: "Se nei prossimi quattro mesi i prezzi dell’elettricità non diminuiranno, i maggiori costi per i piccoli imprenditori saliranno nel 2022 a 42,2 miliardi in più rispetto al 2021". La rilevazione di Confartigianato rivela che gli aumenti del prezzo dell’energia per le piccole aziende con consumi fino a 2000 MWh si traduce in un maggiore costo, tra settembre 2021 e agosto 2022, di 21,1 miliardi rispetto ai dodici mesi precedenti, pari al 5,4% del valore aggiunto creato dalle Mpi.

Come uscire, anche a livello spezzino da questa drammatica emergenza? Paolo Figoli, presidente provinciale dell’associazione non ci gira intorno. "Confartigianato chiede: l’azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, proroga del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore. Inoltre, come aveva tentato il Governo Draghi, va fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti. E’ inoltre necessario riformare la tassazione dell’energia che oggi tocca il 51% della bolletta e che penalizza con maggiori oneri proprio le piccole imprese che consumano meno. Penso che il futuro governo dovrà sostenere gli investimenti in energie rinnovabili e nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento, in particolare per creare comunità energetiche e per incrementare l’autoproduzione". Secondo Confartigianato, la politica dovrebbe interrogarsi in questi giorni di campagna elettorale sulla velocità di crescita dei prezzi al consumo dell’energia elettrica, più elevata rispetto a quanto avviene nell’Ue: a luglio 2022, infatti, in Italia il prezzo dell’elettricità è cresciuto dell’85,3% rispetto a 12 mesi prima, a fronte del +35,4% della media dell’Eurozona e, in particolare, del +18,1% della Germania e del +8,2% della Francia". Come agire, allora? "Servono interventi immediati e altrettanto rapide riforme strutturali – chiosa Figoli – per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo per scongiurare un’ecatombe di imprese".

Anche Cna è impegnata su questo fronte, ben consapevole del pericolo che stanno correndo centinaia di aziende anche alla Spezia. "Finora non ci sono stati segnalati casi di chiusure definitive per fattori energetici – afferma Giuliana Vatteroni, responsabile provinciale Cna – ma la situazione è gravissima. Ho sottomano la bolletta elettrica di una carrozzeria: 2.864 euro contro i 1.094 dello stesso periodo dell’anno precedente. Ci sono settori in ginocchio, come i biscottifici che usano forni elettrici, le vetrerie, le falegnamerie, un elenco lunghissimo. Per non parlare dei ristoranti che si vedono recapitare bollette da 20mila euro contro i 7-8 mila precedenti". Cna ha proposte specifiche? "Stiamo partendo proprio in questi giorni con un’ iniziativa diretta a fornire assistenza tecnica alle aziende più colpite: a chi ha un capannone, per esempio, offriamo gratuitamente l’opportunità di uno studio sulla possibilità di installare impianti ad energie alternative, fotovoltaico ma anche pale eoliche. In sostanza aiutiamo gli imprenditori a capire se la cosa è conveniente, come noi pensiamo, oppure no, senza contare gli aspetti di carattere ambientale". Com’è la situazione delle aziende più colpite dall’impennata? "La situazione è estremamente difficile, anche se la capacità di tenuta è molto diversa, molto dipende anche dalla patrimonializzazione delle singole imprese e varia da settore a settore".