MATTEO MARCELLO
Cronaca

Coronavirus. "Per la centrale del 118 più di 80 missioni al giorno"

Il direttore del 118 Ferrari racconta come funziona la macchina dei soccorsi nell’era di Covid. "E’ molto dura ma siamo attrezzati"

La centrale operativa del 118 in piena emergenza Covid

La Spezia, 18 marzo 2020 -  Sono il primo avamposto dell’esercito che da settimane combatte contro il virus. Sono quelli che per primi entrano in contatto e prestano assistenza alle persone contagiate o che manifestano sintomi riconducibili al Covid. Sono i sanitari del 118 spezzino, ‘militari di frontiera’ abituati all’emergenza sul campo e chiamati a fronteggiare in trincea anche la pandemia. Un lavoro preziosissimo. Ne abbiamo parlato con Fabio Ferrari, direttore della struttura 118 della Spezia.  

Quanti sono stati gli interventi del 118 legati a patologie sospette e riconducibili al contagio da Covid-19? Quante sono state le telefonate alla centrale operativa? "Difficile dirlo ora, però delle missioni di soccorso gestite dal 118 negli ultimi quattro giorni, in media 88 al giorno, più del 70% hanno avuto una qualche sintomatologia o contatto che le rendeva riconducibili a un sospetto contagio da Covid-19. Le telefonate ricevute dalla centrale operativa nel solito periodo sono state circa 240 al giorno, di cui 110 di informazione all’utenza sul coronavirus".  

Ci spiega come funziona il protocollo d’intervento in caso di paziente con patologia ‘sospetta’ o conclamata? "Al presentarsi dei primi casi di Covid-19 è stato applicato un filtro sul gestionale del ‘dispatch’ telefonico che impone in tutte le chiamate la domanda se il paziente presenti febbre, tosse o difficoltà a respirare; nel caso di di dispnea importante, dopo consultazione con l’infettivologo il paziente viene trasportato con l’ambulanza dedicata e personale 118 alla struttura ospedaliera".  

Quante e come sono attrezzate le ambulanze bio-contenitive? Visto il numero crescente di interventi, state valutando l’opportunità di attrezzarne altre? "Le ambulanze bio-contenitive all’inizio erano due, con un solo autista che doveva intervenire di supporto all’automedica. Con la diffusione del contagio è stato rivisto il sistema, con ambulanze dedicate e con due operatori che indossano i Dpi completi. Le ambulanze bio-contenitive sono aumentate a 4 e, all’occorrenza, siamo pronti ad aumentarne il numero: tali mezzi sono svuotati dei presidi per permettere una corretta e più efficace disinfezione dopo ogni intervento".  

Dopo l’installazione delle tende pre-triage, quali sono le disposizioni per le ambulanze bio-contenitive e per quelle di Cri e Pa? "Dal momento dell’installazione è stata attivata una procedura che stabilisce che le ambulanze bio-contenitive con personale sanitario 118 a bordo vadano direttamente nelle strutture recettive ospedaliere in base alle condizioni cliniche del paziente, mentre tutte le altre ambulanze si fermano al pre-triage per una ulteriore valutazione da parte degli infermieri e il conseguente smistamento".  

Crede che le tende pre-triage andassero installate prima? "Credo che siano state posizionate appena avuta contezza della gravità della situazione".  

In questi giorni la centrale del 118 è stata chiamata a gestire anche le emergenze ordinarie: per sopperire a tutto questo, il servizio è stato potenziato? "Da quando è scoppiata l’emergenza, il personale della centrale operativa del 118 è stato implementato, con la chiamata in servizio del personale reperibile, sia medico che infermieristico, a supporto delle attività".  

Con l’emergenza Covid-19 è cambiata anche l’organizzazione del vostro lavoro? "Si, è cambiata perché in centrale ci troviamo a rispondere a un centinaio di chiamate al giorno, classificate come informazione all’utenza sulla pandemia attuale; tali chiamate devono essere gestite senza rischiare di ritardare le chiamate di soccorso delle patologie time-dependent. Per quanto riguarda l’attività di soccorso, il medico e l’infermiere devono indossare tutti i Dpi previsti dalla normativa, con un tempo di vestizione e svestizione importante, considerata l’importanza di fare correttamente le manovre".  

La vostra attività in prima linea vi espone al rischio di un contagio: avete a disposizione tutti i Dpi necessari? Quando vi è stata consegnata l’ultima fornitura e per quanti giorni sarà sufficiente? "Finora abbiamo avuto a disposizione tutti i Dpi per svolgere in sicurezza il nostro lavoro, e abbiamo una piccola scorta che ci permette di andare avanti ancora qualche giorno, nella speranza di ricevere un’ulteriore scorta indispensabile per poter svolgere l’attività di soccorso extra ospedaliero, altamente a rischio. Fra i dispositivi di protezione individuale abbiamo gli occhiali che possono essere riutilizzati, sono personalizzati per ogni operatore e vengono disinfettati dopo ogni intervento, mentre il sovracamice impermeabile in Tyvek, la mascherina e i doppi guanti sono monouso".  

Sono stati registrati casi di positività al virus tra il personale del 118 spezzino e tra quello di Cri e Pa? "Fortunatamente fino ad ora non abbiamo avuto casi di positività fra il personale del 118 e nemmeno fra i militi 118 delle associazioni di volontariato".  

Quanto rischia di essere penalizzante per i volontari la carenza di Dpi? Sono state consigliate misure e prescrizioni alle associazioni? "Nella carenza di Dpi determinata dalla pandemia in atto, non abbiamo avuto finora difficoltà tali da dover bloccare l’attività di nessuna associazione convenzionata con Asl5, grazie a una distribuzione parsimoniosa dei Dpi. Ho inviato disposizioni a tutti i referenti delle associazioni sui Dpi da indossare sugli interventi di soccorso".  

In questi ultimi giorni pare siano emerse anche difficoltà, da parte di alcune associazioni, a comporre equipaggi in grado di coprire turni di soccorso. C’è la necessità di formare più volontari? "Nella realtà spezzina non abbiamo avuto criticità particolari in merito: tutti i militi 118 hanno risposto nel momento del bisogno in modo encomiabile, senza nascondere un certo timore che attanaglia un po’ tutti".  

È d’accordo con la stretta che le istituzioni hanno imposto alla popolazione per contrastare la diffusione virus? "La contenzione sociale è in questo momento l’unico modo per contrastare efficacemente la diffusione del virus, ridurre il contagio e prendere tempo per non saturare i posti nelle terapie intensive e sub-intensive dove finiscono i pazienti che si complicano con polmonite grave da coronavirus e che necessitano di supporto ventilatorio. Pertanto è difficile riuscire a capire certi atteggiamenti sconsiderati. Capisco che sia un sacrificio, ma sono settimane decisive".

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