Congresso Pd, le correnti oltre i potentati Ecco la ’geografia’ a un mese dalle primarie

’Divorzio’ tra Orlando e Benifei: l’europarlamentare converge su Bonaccini insieme a Raffaelli, Erba, Moggia e Agata. Pecunia con la Schlein

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di Franco Antola

E’ un dibattito molto discreto, per non dire sotto traccia, quello che anima in questi giorni alla Spezia il confronto pre congressuale in seno al Pd. Da una parte c’è l’esigenza diffusa di elaborare, senza troppa enfasi mediatica, una proposta politica forte e identificabile, capace di restituire ’appeal’ a un partito che rischia di pagare – lo dicono gli ultimi sondaggi – prezzi altissimi in termini di consenso. Dall’altra quella di abbandonare la logica delle correnti "diventate potentati", secondo la lettura di un autorevole esponente dem locale, ponendo le premesse di una rifondazione nel segno della coesione. Facile a dirsi, un po’ meno da perseguire come obiettivo politico.

Il risultato è un rimescolamento della vecchia geografia correntizia indotto dal dibattito sulle candidature nazionali. A cominciare dallo scioglimento della componente di base riformista, con la contestuale convergenza dei nomi di maggior peso del partito a livello locale verso la candidatura di Stefano Bonaccini. Una scelta fatta propria fra gli altri da Marco Raffaelli, Luca Erba, Ilario Agata, oltre che da sindaci come Emanuele Moggia assieme ad altri amministratori e consiglieri di minoranza di numerosi Comuni della provincia, evidentemente attratti dalla forte attenzione di Bonaccini verso l’anima territoriale del partito. Senza contare la divaricazione della linea politica di big come il parlamentare Brando Benifei, che si è progressivamente avvicinato alla proposta Bonaccini recidendo il doppio filo che lo legava all’ex ministro Andrea Orlando. Uno spostamento che ha portato con sé anche molti giovani, come sta avvenendo a Sarzana, dove il rimescolamento ha riguardato la vecchia maggioranza zingarettiana del partito e le componenti che avevano come riferimento Franceschini e Letta, e la più vasta area del cattolicesimo democratico. L’attuale presidente della Regione Emilia Romagna sembra essere stato individuato, insomma, come elemento catalizzatore di ampie componenti del partito un po’ in tutta la provincia (in Riviera si è apertamente schierata a sostegno di Elly Schlein, fra i personaggi di maggior peso, la sola sindaca di Riomaggiore Fabrizia Pecunia).

Quanto a Gianni Cuperlo, molto dipenderà dall’evoluzione del confronto in seno alla sinistra, che appare a oggi molto frastagliata, mentre per l’altra candidata alle primarie, Paola De Micheli, in Liguria si è ufficialmente pronunciato, fra gli esponenti di maggior peso, il solo Alberto Pandolfo, genovese. "La realtà – osserva un autorevole esponente del Pd spezzino – è che le proposte dei candidati alla segreteria non sono poi così diverse fra loro, e quella di Bonaccini, particolarmente attenta agli amministratori, incarna anche molti dei contenuti cari alla sinistra. Un fatto è certo: Bonaccini non si pone sicuramente come il restauratore del renzismo, e anche sul fronte delle alleanze tutti auspicano un campo il più largo possibile, anche se necessariamente misurato sul programma". Numericamente, alla Spezia pur in assenza di valutazioni precise l’idea è che si stiano proiettando le tendenze in atto a livello nazionale, con Stefano Bonaccini accreditato da un sondaggio Emg diffuso da Agorà del 41%, seguito da Elly Schlein al 23, Paola De Micheli al 10 e Gianni Cuperlo al 9.

Il congresso nazionale del Pd non sarà comunque preceduto da un congresso provinciale, ritenuto passaggio non necessario in quelle realtà dove gli assetti di vertice del partito sono definiti. Diversa la situazione in Liguria, dove con il congelamento della segreteria di Valentina Ghio eletta alla Camera, un confronto congressuale è stato sollecitato da più parti, anche se l’orientamento prevalente appare quello di un nuovo segretario da eleggere attraverso un’assemblea regionale.