’Concerti a Teatro’, via il conto alla rovescia "Un’edizione dedicata ai giovani e al futuro"

Il direttore artistico del festival della Fondazione Carispezia racconta la stagione alle porte, in bilico tra innovazione e grandi classici

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di Marco Magi

Chi meglio del direttore artistico Miren Etxaniz, può raccontarci ‘Concerti a Teatro’? D’altra parte mancano pochi giorni al 31 gennaio, data della prima tappa della rassegna promossa dalla Fondazione Carispezia, che si svilupperà tra Teatro Civico e Teatro degli Impavidi.

Se dovesse scegliere una citazione per l’edizione di quest’anno quale sarebbe e perché?

"Direi i giovani e il futuro della musica classica – esordisce Etxaniz – . Sono curiosa delle riposte che i giovani stanno trovando per conquistare la scena. La loro interpretazione della vita declinata in musica, è ciò che mi ha ispirato nella realizzazione dei ‘Concerti a Teatro 2023’. Tuttavia non ho dedicato questa rassegna esclusivamente ai giovani talenti, ma avremo modo di ascoltare, oltre all’Orchestra dell’Opera Carlo Felice di Genova, grandi maestri della musica classica come Mikhail Pletneev, Roberto Cappello e Corrado Giuffredi".

Decima edizione: come e perché è nata la rassegna?

"Dieci anni fa Fondazione Carispezia ha voluto integrare la programmazione del teatro cittadino con un cartellone coordinato di musica classica di livello internazionale. La proposta, guardando il numero di partecipanti nelle varie edizioni, è stata accolta con grande entusiasmo. Avere un cartellone con nomi internazionali importanti della musica classica, credo che sia un segno di vigore e orgoglio per una città".

Qualche nome di artista che ha calcato il palco del Civico per poi esplodere negli anni successivi?

"Ne potrei citare diversi, ma i più clamorosi senza dubbio sono Ezio Bosso e Beatrice Rana. Bosso, nel 2015, un anno prima di essere invitato al Festival di Sanremo, fece un concerto memorabile insieme a Mario Brunello. Beatrice Rana fu presente alla Spezia nel 2016: era già una grande pianista, ma ancora non assurta al livello attuale, oggi la troviamo in tutti i teatri del mondo da New York a Parigi passando da Tokyo e Amsterdam".

Freschezza e innovazione: questo ci si attende dai più giovani interpreti?

"Sì, ma anche di più. In questa stagione avremo modo di vedere e ascoltare il loro modo nuovo o tradizionale di interpretare la classica. La stagione inizia con i fratelli Jussen, giovani virtuosi che, con la loro personalità e bravura, hanno portato la nozione di glamour nel mondo della classica. E poi Vision String Quartet, quartetto d’archi strabiliante, dopo una prima parte di perfezione interpretativa nell’eseguire Mendelssohn, nella seconda parte si trasformano in una band musicale proponendo la loro musica originale. Al loro fianco ci saranno anche giovani come la finalista del concorso Chopin di Varsavia, Leonora Armellini o Alexandra Dovgan che sono alla ricerca di altre loro verità musicali".

Anche in questa edizione un’enfant prodige (o ex), qual è il suo pensiero su questi musicisti e in particolare su Alexandra Dovgan?

"Per la sua giovane età è considerata un enfant prodige, ma di fatto la Dovgan non ne ha le caratteristiche, è già una grande dama del pianoforte: ascoltandola si richiamano alla mente grandi pianisti russi del passato come Gilels, Richter o Yudina. In effetti è spesso complicato e delicato quando si tratta di artisti giovanissimi, si dovrebbe sempre cercare l’equilibrio tra valorizzazione dei propri talenti e rispetto dell’infanzia. In questo mi sembra che Alexandra sia un modello da seguire".

Infine, cosa si attende dal ritorno in presenza del pubblico?

"Mi aspetto la vita. Questi ultimi anni sono stati difficili per tutti, hanno portato a chiuderci in noi ma vivere è uscire, parlare con gli altri, partecipare agli eventi, andare a teatro e sentire insieme la grande musica".