"Case popolari, nessuna domanda rifiutata"

La replica di Arte alla segnalazione del Sunia riguardo il vincolo dei cinque anni di residenza per accedere all’edilizia pubblica

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Oltre 2300 le richieste di un alloggio di casa popolare. Per l’esattezza 2395 e come spiega Arte "nessuna domanda, ad oggi, è stata respinta". Così l’Azienda territoriale per la Liguria nel rispondere al Sunia che ha ieri segnalato il caso di una signora beffata dal periodo di residenza nella provincia spezzina: quattro anni invece dei cinque previsti dal bando. Non solo, l’Azienda spiega che per consentire un maggiore accesso agli sportelli per la consegna delle domande è stato ampliato l’orario di apertura sottolineando che "le domande potevano essere inviate anche a mezzo raccomandata o consegnate al comune di residenza, compreso nell’ambito territoriale indicato nel bando. I funzionari Arte impegnati allo sportello e telefonicamente hanno costantemente fornito chiarimenti, anche telefonicamente: nessuna domanda è mai stata rifiutata".

A mettere in allarme il Sunia era stata la denuncia di alcuni giorni fa di una signora che non ha potuto accedere alla graduatoria perché ha quattro anni di residenza nel territorio comunale invece dei cinque richiesti "Ho l’Isee molta basso – aveva fatto presente ai delegati del Sunia – vivo da sola e prendo il reddito di cittadinanza e quando mi hanno detto che non potevo accedere alla graduatoria, mi sono sentita persa..." Una questione annosa questa della fame di case popolari. Tante le persone che, nonostante la necessità, non possono accedere ad un alloggio con affitti abbordabili che consenta loro di affrontare la vita con un piccola tranquillità in più. E il requisito degli anni di residenza è un nodo non da poco. Una questione fatta emergere dal Sunia già tempo fa – "Abbiamo fatto presente che c’è qualcosa che non va nel bando e proseguiremo il nostro impegno si questo fronte".

Questioni annose e di non facile soluzione e che si dibattono tra allloggi popolari insufficienti rispetto alle domande a cui si va ad aggiungere anche il requisito dei cinque anni di residenza continuativa nel territorio comunale. Una richiesta capestro per l’associazione che finisce col penalizzare tantissime famiglie: si parla di un centinaio in tutto. Per il Sunia sarebbe dunque "irragionevole negare l’accesso all’edilizia residenziale pubblica a chi, al momento della domanda, non sia residente o non abbia un lavoro da almeno cinque anni"