Cameriere da oltre 10 anni si licenzia. "Orari dilatati, contributi a singhiozzo: basta"

Lo sfogo di un 28enne spezzino: "Alle Cinque Terre nessuno mi ha mai versato tutto quello che mi doveva"

Un cameriere al lavoro (Foto di repertorio)

Un cameriere al lavoro (Foto di repertorio)

La Spezia, 9 agosto 2022 - "Nei locali, voi vedete il cameriere che sorride al tavolo, ma spesso vorrebbe andare dietro un angolo e spaccare tutto. Le condizioni sono troppo pesanti: chiediamo solo che ci trattino bene". È uno dei mestieri che più sono balzati alle cronache, parlando di abbandono di lavoro per colpa delle condizioni limite: il lato oscuro della ristorazione lo racconta un 28enne spezzino che ha accumulato un’esperienza di 10 anni e ha detto basta agli abusi.

"Ho alle spalle diversi trascorsi, buoni e brutti, ho incontrato tante persone: alcune oneste, che hanno avuto qualche problema per difficoltà nel versare le tasse, altre che ci marciavano. Per la mia esperienza, posso dire che alle Cinque Terre non mi è mai stato versato in busta tutto quel che mi dovevano, a differenza di quanto accaduto alla Spezia. Chi ha di più, vuole di più: spesso ci facciamo problemi ad esigere quello che ci spetterebbe, anche perché far valere i propri diritti equivale a farsi una brutta nomea e a farsi tagliare fuori dal giro. Inoltre, quando ho denunciato mi sono trovato solo: non sono l’unico e anche questo incide sulla mancata emersione".

Le lamentele del giovane, comuni a diversi colleghi non derivano soltanto dai cosiddetti ‘fuori busta’ – che a fronte di pagamenti regolari di 1.100-1.300 euro, ammonterebbero a circa 600 euro per 70-75 ore settimanali, spiega –, ma anche ad orari dilatati, stipendi non percepiti e non finisce qui: ci sarebbero anche i titolari che in alcuni casi requisivano le mance, senza redistribuirle ai dipendenti.

"Forse, ora qualcosa cambierà: abbiamo finalmente il coltello dalla parte del manico e stiamo iniziando a rifiutare di farci prendere in giro. Ci siamo stufati e non siamo più disponibili a subire questi abusi: per quanto mi riguarda, piuttosto cambio lavoro. Ne ho già lasciato uno da poco tempo, perché i soldi arrivavano puntuali, ma ovviamente c’erano i fuori busta e sto per iniziarne un altro, con un datore che mi sembra onesto e disposto a mettermi in regola. Speriamo. L’amarezza, per quanto mi riguarda, è doppia: mi ritengo professionale, cosa che i clienti apprezzano, e non capisco perché questo non debba esser riconosciuto a livello contrattuale. Inoltre, il fatto di avere buste paga più leggere, si riflette sulla vita quotidiana: non posso dichiarare allo Stato il mio stipendio effettivo, quindi prenderò meno pensione e nessuno ti affitta una casa o ti dà un mutuo con un contratto a queste condizioni". Secondo il giovane, il rischio è che se qualcosa non cambierà nelle condizioni lavorative, il mestiere andrà a morire: un’ipotesi pagherebbero anche i datori onesti. "Siamo stufi, c’è poco da dire. I 17-18enni ci vedono sputare sangue, così scelgono strade diverse, come lo studio. Sono convinto che se retribuissero in modo regolare i camerieri, ci sarebbe più professionalità".