"Ardito" addio, l'ultimo viaggio sulla via della demolizione

Il cacciatorpediniere ha lasciato la base navale della Spezia 37 anni dopo il varo

Il cacciatorpediniere L’Ardito lascia la base navale della Spezia (foto di Achille Alessandro Burla)

Il cacciatorpediniere L’Ardito lascia la base navale della Spezia (foto di Achille Alessandro Burla)

La Spezia, 23 marzo 2018 -  Il vento ci ha messo il suo zampino per rendere ancora più emozionante l’addio. Non è stata una manovra facile, sotto le raffiche della tramontana, ma il gioco di squadra tra capo-pilota del porto, comandanti dei rimorchiatori, ormeggiatori e arsenalotti è stato perfetto, trasformando in spettacolo la partenza dell’Ardito per l’ultimo viaggio, con destinazione Aliaga, in Turchia, per la demolizione, 37 anni dopo il varo. Sentimenti misti quelli di ieri. Senso di liberazione per le maestranze dell’Arsenale della Spezia che, dopo la messa in disarmo della nave nel 2006, più volte sono dovute andare in suo soccorso per le infiltrazioni d’acqua in carena.

Nostalgia per chi, a bordo della cacciatorpediniere-lanciamissili lunga 140 metri, ha solcato gli oceani e lì ha trascorso gli anni più belli della vita, quelli giovanili. Orgoglio per chi, ieri, è stato l’ultimo comandante dell’unità, il capopilota Roberto Maggi. E’ stato lui a dirigere le ‘danze’ del disormeggio e del traino (a motori inesistenti) fuori della rada da parte dei rimorchiatori spezzini, per la consegna al rimorchiatore d’altura. «Una grande emozione scrivere l’ultimo capitolo della nave alla Spezia, interagire con gli altri operatori con i quali è stata portata a compimento una manovra da manuale, tenere il timone tra le mani. Quando sono sceso l’ho baciato, da vecchio lupo di mare quale sono. Ho voluto seguire la nave con lo sguardo fino all’orizzonte, fino a quando è sparita. Come fosse una bella donna che non vedrò mai più», dice Maggi.

L’ultima pagina di storia dell’Ardito è la conseguenza della vendita all’asta del relitto, insieme al gemello Audace, bandita da Industria Difesa Spa, per la fine ’liquida’ delle navi, là dove il ferro di cui sono costituite – da valorizzare in fonderia per realizzare profilati e lamiere – è ambito. E’ accaduto dopo la demolizione alla Spezia del Carabinieri e dell’Alpino.

Il taglio a fettine, in questo caso, avverrà nel cantiere Istanbul Ship Yard che si è aggiudicato la commessa per poco più di un milione di euro, rilanciando sul prezzo base di 880mila euro, sbaragliando la concorrenza di sette operatori, di cui due italiani (nessuna azienda spezzina ha partecipato all’incanto).

Il trasferimento in Turchia - dopo i lavori di messa in sicurezza a cura della ditta locale Casa del motore, con certificazione finale dei periti del Registro navale, è stato affidato ad un rimorchiatore di altura, il Marcandrea di proprietà della Somat spa (del gruppo Cafimar di Napoli), normalmente utilizzato per i rimorchi offshore. Quando è inattivo fa base a Trapani. Sarà lo stesso che porterà al capolinea turco anche l’Audace, verso la fine di aprile.

La velocità media di navigazione è di 7 nodi; le miglia da percorrere sono 1.150. L’arrivo a destinazione è previsto il 29 marzo, salvo imprevisti. In mare le tempistiche dei programmi non sono mai assolute, non fosse altro per le condizioni meteo ballerine, soprattutto in questa stagione.

Il cavo d’acciaio a cui è assicurato l’Ardito è lungo 800 metri; il diametro è di 52 millimetri. L’ultimo cordone ombelicale con l’Italia, visto che il Marcandrea sventola il Tricolore. E due membri dell’equipaggio hanno posato con esso, per la foto ricordo che fa storia. Buon vento, Ardito, goditi l’ultimo mare.

Corrado Ricci