"Pronto a coltivare nuovi vigneti. Ma non me lo consentono"

Storie di mala burocrazia

Samuele Bonanini

Samuele Bonanini

Riomaggiore (La Spezia), 17 settembre 2019 - Investire per crescere. Il concetto sembrerebbe scontato, di fatto la strada dello sviluppo, per molte piccole aziende, è un percorso a ostacoli. Succede in generale in agricoltura, ma nel comparto vitivinicolo, in realtà come le Cinque Terre la contraddizione è ancor più stridente. Emblematica la vicenda dell’azienda «Possa» di Riomaggiore di Heydi Bonanini (che è anche il presidente della Cooperativa dei produttori), 15-16mila bottiglie prodotte annualmente fra bianchi, rossi e Sciacchetrà e nel cassetto il progetto per incrementare il fatturato allargando le superfici vitate.

"Il fatto è – racconta Bonanini – che i nuovi impianti vengono concessi col contagocce, in pratica a livello nazionale si può aumentare l’area doc solo dell’1% l’anno, tradotto in cifre si tratta di 16mila ettari. Nel mio caso a fronte di una richiesta di 5.800 metri di nuovi vigneti, mi sono visto riconoscere solo 580 metri. Come dire che per sistemare tutto il terreno interessato mi ci vorranno dieci anni. Insomma se vuoi investire ti scontri con un quadro normativo a dir poco penalizzante".

Chi dovrebbe intervenire?

"A dettare legge è lEuropa, la stessa Regione non ha alcuna voce in capitolo. Per quanto riguarda le Cinque Terre lo Stato in realtà potrebbe fare qualcosa, decidendo per esempio delle priorità nel destinare le nuove superfici autorizzate, privilegiando le aree protette come la nostra. Ed è questa la richiesta che viene dalle amministrazioni locali".

Solo questo il problema per una piccola azienda che volesse crescere?

"Certamente no. Basti pensare agli adempimenti burocratici, come la fatturazione e la tenuta dei registri. Tutto informatizzato. Per una grande azienda non è certo un problema, ma per una realtà di piccole dimensioni è affare serio, e lo vedo nella mia azienda. Passi per la fatturazione, ma per la tenuta dei registri tutto è molto più difficile. Con questo non voglio dire che bisogna fermare il progetto di modernizzazione, ci mancherebbe altro, però sarebbe necessario, come avviene in Francia, un doppio regime, con obblighi diversificati per i piccoli e i grandi produttori. La situazione migliorerebbe notevolmente, soprattutto in una realtà come le Cinque Terre".

Franco Antola