"Bimbi in lacrime in tribuna" Tifosi in fuga coi figli piccoli

Molti hanno abbandonato gli spalti, terrorizzati. "Rimborsate i biglietti". Nel mirino il cordone di sicurezza e i divisori: "Non sono idonei allo scopo"

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"Siamo dovuti venire via dopo circa 15-20 minuti dal fischio di inizio perché la nostra sicurezza e anche quella di molti altri spettatori non era più garantita". Parola di un genitore che ha messo nero su bianco il racconto in una pec destinata allo Spezia calcio, ma che chiede l’anonimato. Spiega: "I miei figli di 8 e 6 anni erano terrorizzati e come altri bambini e ragazzi sono scoppiati a piangere. Come noi, molti tifosi hanno abbandonato lo stadio terrorizzati. Anche in altre partite ci siamo ritrovati in simili situazioni e devo constatare con dispiacere immenso che la società e le forze dell’ordine non hanno mai migliorato lo scenario e non è mai stato fatto nulla per far sì che questi spiacevoli episodi non si verificassero più. I divisori non sono idonei così come non è idoneo il cordone di sicurezza messo in atto da dalla società. Fate qualcosa di più per le prossime stagioni, ve lo chiedo come padre di famiglia prima ancora che come tifoso". L’appello si a anche rivalsa: "Chiedo il rimborso dei biglietti, in quanto siamo stati costretti ad andarcene proprio perché chi di dovere, tra cui la Soc Spezia Calcio, non è stato in grado di garantire la nostra incolumità e non ci ha permesso di goderci lo spettacolo".

Esperienza fotocopia quella di un altro genitore, spesso sotto i riflettori per motivi sindacali. E’ Daniele Lombardo, della Funzione pubblica Cgil. Era allo stadio con due figlie, di 7 e 3 anni. Quella maggiore gli aveva detto di voler vedere la sua prima partita dello Spezia e gli aveva chiesto di accompagnarla. Lo specchio della felicità. La situazione precipita all’11° minuto dal fischio di inizio. "Dal settore ospiti – racconta Lombardo – vengono gettati a ripetizione numerosi fumogeni accesi. Addosso alle persone che guardano la partita nella nostra curva. Non lontano da noi. Io tengo mia figlia più piccola in braccio. La grande (si fa per dire) seduta vicino a me. Cerco di tranquiilizzarle, ma la cosa non si placa. Alcuni tifosi (se tali si possono definire) ospiti provano a scavalcare le recinzioni, armati di cinghie e aste di bandiera. Ci sono veri e propri scontri fisici. Tutte le persone che hanno con sé bambini escono dallo stadio. Arrivano la polizia in tenuta antisommossa e un’ambulanza e sono molte le persone che urlano, imprecano e se la prendono con chi é venuto allo stadio a terrorizzare i tifosi, quelli veri. A quel punto mia figlia maggiore mi chiede di uscire dal Picco, di portarla a casa. È spaventata. Ovviamente usciamo. La partita é ancora sospesa e ci interessa poco, ormai, se riprenderà o meno. È durata poco più di 10 minuti per noi, per le mie figlie. Colpa di un manipolo di fenomeni...".