Sottufficiale della Marina trasferito dopo la malattia. "Hanno voluto punirmi"

Denuncia di un sottufficiale che era sul imbarcato sul "Vespucci"

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

La Spezia, 22 febbraio 2018 -  Si è presentato ieri da solo davanti al giudice delle indagini preliminari Mario De Bellis, rinunciando ad essere affiancato da un avvocato, per perorare le sue asserite ragioni di vittima di un abuso d’ufficio commesso dai superiori, abuso che gli ha scombussolato la vita e causato un grave stato di ansia, con attacchi di panico. Lui è un sottufficiale della Marina Militare residente alla Spezia, dove ha messo su famiglia (è sposato con due figli). Ritiene di essere vittima di un trasferimento punitivo, scattato dopo un lungo periodo di malattia: una grave forma asmatica emersa all’epoca dell’imbarco sulla nave Vespucci.

La denuncia risale alla scorsa estate. Ma la stessa non ha sortito gli effetti sperati dopo il vaglio della procura, là dove il pm non ha ravvisato reati ma eventuali profili di illegittimità, da risolvere in sede di giustizia amministrativa. Di qui la sua richiesta di archiviazione del fascicolo. Ad essa si è opposto il militare, presentando una memoria e argomentando, ieri, la stessa in aula, chiedendo al giudice di disporre un approfondimento delle indagini.

Il nodo è quello della logica «punitiva» del trasferimento, dopo cinque mesi di malattia per i problemi respiratori sofferti e posti in relazione di nesso causale con l’alternanza tra caldo e freddo a cui il militare è stato esposto durante il periodo di imbarco sulla nave scuola; prima un lungo ‘parcheggio’ terrestre alla Spezia, poi la nuova sede di lavoro in Sicilia, lontano dalla famiglia, con incarichi non conformi alla sua specialità: una sorta di demansionamento. Il risultato è stato devastante sul piano psicologico, al punto da giustificare una nuova collocazione in malattia. Fra gli elementi eccepiti dal militare nella sua ‘requisitoria’, la colpa del dirigente preposto alla scelte in ordine alle destinazioni del personale, là dove i regolamenti interni impongono di considerare nel movimento le aspirazioni del militare interessato, la sua situazione personale e familiare.

Il militare si spinge a sostenere che la sua nuova malattia è conseguenza dell’asserito abuso, offrendo un ulteriore ancoraggio all’ipotesi di reato.

Il giudice si è riservato di decidere in ordine all’opposizione alla richiesta di archiviazione. Ma intanto fa notizia l’iniziativa fai-da-te dell’esponente che ha deciso di presentarsi in aula per esporre il contenuto dell’opposizione stessa.

Corrado Ricci