Arsenale, ok alla produzione di mascherine

L’Istituto superiore di Sanità approva l’istanza per la realizzazione dei dispositivi di sicurezza per lo stabilimento e altri enti

Il capitano di fregata Gianmarco Pelliccia mostra la mascherina made in Arsenale

Il capitano di fregata Gianmarco Pelliccia mostra la mascherina made in Arsenale

La Spezia, 7 luglio 2020 - L’Arsenale della Spezia ha centrato l’obiettivo della produzione di mascherine chirurgiche maturato a marzo, in piena emergenza coronavirus quando la caccia ai dispositivi di protezione individuale era disperata (anche in ambito sanitario) e l’offerta di mercato era quasi inesistente. Nei giorni scorsi l’istituto superiore di Sanità, ente preposto al rilascio delle autorizzazioni alla produzione di mascherine, ha approvato l’istanza del direttore dello stabilimento industriale della Difesa, il contrammiraglio Andrea Benedetti, regista dell’operazione, avallata dai piani alti della Marina Militare. La certificazione del prodotto - avvenuta all’esito di una lunga serie di test tecnici -apre la rotta non solo alla produzione interna, allo stato quantificata nel fabbisogno di 500 dispositivi al giorno, ma anche al servizio di altre amministrazioni dello Stato. Quelle della Difesa si stanno già facendosi avanti. Ma potrebbero farlo, volendo, anche le Asl. Intanto si impone un primato: l’Arsenale della Spezia è il primo ente pubblico ad aver ottenuto l’autorizzazione alla produzione di mascherine chirurgiche. "Ultraleggere, confortevoli, compatte" sono alcune delle caratteristiche certificate dopo l’analisi dei prototipi realizzati con i materiali approvati. Ci illustra le particolarità il capitano di fregata Gianmarco Pelliccia che ha elaborato il progetto. E che fa una prima rivelazione. "Col lookdown all’interno dell’Arsenale è maturata la condivisione di un pensiero che si è fatto gioco di squadra: adoperarci per la comunità. Accadeva in un momento nel quale le mascherine erano merce rara e si delineavano speculazioni attorno al bisogno urgente delle stesse". Era poi anche capitato che le offerte alle gare bandite dall’Arsenale per l’acquisto delle mascherine si era rivelate non corrispondenti ai requisiti tecnici. E così l’ingegno arsenalizio ha trovato un motivo in più per evolvere. Particolarità della mascherina? "Semplicità, funzionalità. E’ costituta da uno speciale velo che permettere l’ispirazione ma blocca la fuoriuscita di aerosol. L’aderenza al volto, da metà-naso al mento, è garantita da due laccetti elastici auricolari che ’corrono’ nelle asole laterali". "La produzione è ai blocchi di partenza nel complesso dell’ex scuola allievi operai. Le macchine da cucire sono quelle in dotazione allo stabilimento per gli interventi di tappezzeria" spiega il contrammiraglio Benedetti. Un gioco da ragazzi rispetto alla vecchia pratica di confezionare le vele del Vespucci.. . "Molto più semplice, ovviamente. Comunque complesso di è rivelato l’iter per ottenere l’autorizzazione. Ma siamo soddisfatti. E ciò non solo perché possiamo far fronte ai bisogni dello stabilimento ma perché l’autorizzazione ottenuta apre la strada a forniture ad altre amministrazioni della Difesa". Quanti lavoratori impiegati? "Per ora una decina". "Ben meno del presso fisso sul mercato di 50 centesimi". Della serie, su grandi quantitative la produzione potrebbe rivelarsi un affare? "Non è stato certo quello il motivo ispiratore. Ma la volontà di concorrere a dare risposta ad un bisogno diffuso nel Paese, e in particolare nel nostro stabilimento per la sicurezza dei nostri lavoratori, mettendo a frutto macchinari, spazi e professionalità. L’unica cosa di cui abbiamo dovuto dotarci è stato il macchinario per la sterilizzazione post produzione". Corrado Ricci