Architetto massacrato con un sasso. La caccia all’assassino non esclude alcuna pista

L’uomo ha lasciato la casa dei genitori intorno alle 20, due ragazzi lo hanno trovato poco lontano, riverso a terra accanto alla sua auto, poco prima delle 22

Ascoltati per ore dalla Polizia  i due ragazzi che hanno  trovato l’architetto  e lanciato l’allarme al 118

Ascoltati per ore dalla Polizia i due ragazzi che hanno trovato l’architetto e lanciato l’allarme al 118

Sarzana, 23 ottobre 2017 -  UN VELO cupo si è posato sulla città quando il nome di Giuseppe Stefano Di Negro ha cominciato a passare di bocca in bocca. Incredulità, inquietudine e domande senza risposta che continuano ad alimentare l’angoscia. Un giallo di cui al momento non si riesce a capire neppure l’ambientazione sta lasciando senza fiato la città. «Lui? Non è possibile!» la reazione. Perché Giuseppe Stefano Di Negro era un uomo di cui potevano rimanere impresse solo la vitalità, il sorriso e l’ironia. Un professionista stimato e sempre impegnato per continuare a specializzarsi. Difficile credere che il cinquantenne architetto sarzanese sia morto, con la testa spaccata, sul greto del torrente Calcandola alla Bradia, lungo quello stradone buio, non una telecamera neppure un autovelox a fissare le targhe dei molti che la percorrono a tutta velocità. Tornava dalla sua famiglia dopo la visita ai genitori, ha percorso poche decine di metri, quelli per attraversare via dei Molini e imboccare il rettilineo per arrivare in centro. Ha fatto la curva e si è fermato sullo sterrato appena oltre l’asfalto. Lo hanno trovato di fianco all’auto, un paio di metri più avanti, il viso tra le erbacce e le pietre. Devono aver pensato che si fosse sentito male i due ragazzi che hanno cercato di capire se potevano aiutarlo mentre chiamavano il “118”. Invece non c’erano più speranze: uno o più colpi sulla sommità del capo, sferrati con tanta violenza da ucciderlo. Se all’istante potrà dirlo l’autopsia.

«STEFANO stava tornando da casa dei nostri genitori – racconta l’avvocato Francesco, il fratello minore di Stefano, gemello di Alessandro –. Era andato a cercare delle stampe antiche che non ha trovato. Da quanto mi risulta sarebbe uscito di casa verso le 20. Difficile trovare una spiegazione a una vicenda così orribile. Mi hanno chiamato dalla Questura in piena notte ed è cominciato l’incubo. Mazzata incredibile. Chiaro che ora come famiglia vogliamo la verità su quanto accaduto». Fa avanti e indietro dal greto del Calcandola alla casa dei genitori anche il gemello Alessando, anche lui avvocato dipendente dell’Asl, che aiuta la madre nell’azienda vitivinicola di Castiglione del Terziere, Villa Di Negro. Le indagini della Polizia stanno seguendo tutte le piste, sul posto gli uomini della Squadra mobile, del Commissariato di Sarzana, della Scientifica della Questura spezzina che per tutta la giornata, con l’aiuto dei vigili del fuoco del distaccamento di Sarzana, hanno cercato indizi tra la vegetazione cresciuta incontrollata dentro al torrente.

GLI INVESTIGATORI hanno verificato ogni dettaglio del racconto dei due giovani che vivono nella zona e rientravano a piedi poco prima delle 22. Hanno visto la Toyota Auris ferma, con la portiera del conducente aperta e si sono insospettiti, hanno allungato lo sguardo e a pochi passi hanno visto il corpo dell’architetto. Sono stati loro a chiamare i soccorsi, nel frattempo sono arrivate altre persone che su indicazioni telefoniche dei medici del  118 hanno messo in atto le tecniche di rianimazione in attesa dell’arrivo dei sanitari. Quando sono arrivate l’ambulanza della Pa di Luni e “Delta 2” del centro di prima emergenza, Stefano era già morto. Subito dopo sono arrivati i poliziotti, la zona dove si trovava l’auto è stata transennata, i fari dei soccorritori per tutta la notte hanno illuminato il greto del Calcandola. Gli investigatori tengono la bocca cucita, seguono ogni pista e non scartano nessuna ipotesi. Le indagini sono coordinate dal Pm Claudia Merlino che ha disposto l’autopsia. Sarà eseguita oggi dall’anatomopatologa Susanna Gamba che sabato notte ha effettuato una prima ricognizione sul corpo dell’architetto: una o forse più ferite profonde al capo. Le ipotesi che trovano più credito sarebbe quelle di un diverbio dovuto magari a problemi di precedenza con un altro automobilista. Ma è difficile al momento escludere che Stefano Di Negro avesse un appuntamento con qualcuno, per questioni professionali o personali, che il confronto sia degenerato in una lite violenta. E non si può escludere che sia stato colpito alle spalle da una terza persona di cui non si era accorto.

Emanuela Rosi

Carlo Galazzo