’Alert sanitari’ sulle etichette degli alcolici Produttori in ansia per il danno d’immagine

L’assessore regionale all’agricoltura mette in guardia: "Vigileremo e continueremo la nostra battaglia per la tutela del ’made in Italy’"

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L’oste ha sempre difeso la qualità del proprio vino, figuriamoci come potrà reagire all’idea di inserire nelle etichette delle bottiglie il messaggio di attenzione alla salute e alle conseguenze che potrebbe arrecare il consumo del prodotto. Eppure la linea della Commissione europea potrebbe proprio essere quella di equiparare il vino ai tabacchi, con la conseguenza di introdurre provvedimenti che obbligano i produttori a mettere in guardia il consumatore, con scritte se non addirittura immagini forti, sui rischi collegati all’assunzione di bevande alcoliche.

Da Bruxelles è partito il via libera alla richiesta avanzata dall’Irlanda che per far fronte alle problematiche causate da un eccessivo e insano rapporto con le sostanze alcoliche ha chiesto di poter utilizzare gli ’alert sanitari’, anche sulle bottiglie di vino. Una precauzione che sta provocando effetti ’allergici’ sui produttori che, oltre a difendere la storia e tradizione del proprio prodotto, temono che la precauzione possa incidere e soprattutto ledere l’immagine dell’attività. Talvolta anche la scoperta dei segreti di Pulcinella crea scompiglio e questo sembra proprio uno uno di quei casi. E’ risaputo che il consumo smodato di alcol, per cui anche di vino, non venga consigliato da nessun medico, al pari di altre tentazioni, come le sigarette. Ma l’idea che il crudo messaggio possa essere inserito tra gli ingredienti e la tipicità di una buona bottiglia di annata inizia a spaventare. Il percorso comunque non è di arrivo immediato, infatti il via libera non è definitivo anche perché mancano ancora diversi passaggi, tra i quali la non irrilevante autorizzazione da parte dell’Organizzazione mondiale del commercio. Intanto, si è cominciato a parlarle e la cosa sta provocando già una certa apprensione.

Anche la politica, ovviamente, prende posizione a livello nazionale oltre che regionale. Il vino è diventato ormai un prodotto che caratterizza un Paese, le Regioni e anche i piccoli territori e rappresenta una fonte di occupazione, reddito oltre che cura e manutenzione dei terreni. Tutta la Liguria, e quindi anche la provincia spezzina, partendo dai Colli di Luni fino ad arrivare al versante rivierasco, rappresenta un bacino prezioso, se non proprio sotto il profilo della quantità (a paragone con altre Regioni), senza dubbio in termini di eccellenza. Per questo l’assessore all’agricoltura e vice presidente dell’ente regionale Alessandro Piana ha messo le mani avanti. "Vigileremo e continueremo la nostra battaglia per la difesa del made in Italy – ha spiegato Piana – perché etichettare vino, birra e liquori come alimenti pericolosi per la salute sarebbe un errore clamoroso, se non addirittura un autogol. E non solo economico, ma per l’equilibrio della nostra alimentazione. Mettere al bando una categoria in modo generalizzato non vuol dire contrastarne gli abusi. Noi continuiamo a favorire gli investimenti sulla promozione, sul recupero dei vigneti incolti, sul ricambio generazionale, sull’enoturismo e sull’educazione alimentare. Il nostro è un vino di qualità, la Liguria è sempre più terra di grandi vini e delle comunità che vi ruotano attorno, con tutta la loro storia. Intendiamo tutelarli in Italia, in Europa e favorirne l’internazionalizzazione. Il caso irlandese rischia di generare confusione e disinformazione. Contrasteremo qualsiasi possibile effetto domino in Europa, da cui ci attendiamo ben altre azioni, a tutela del sistema agroalimentare".

Massimo Merluzzi