Un 'art documentary' per celebrare la mostra di Barontini su Lindsay Kemp

A realizzarlo la regista fiorentina Cristiana Cerrini, prodotto e distribuito a livello internazionale dalla Videoplugger

Lindsay Kemp e Claudio  Barontini

Lindsay Kemp e Claudio Barontini

La Spezia, 23 maggio 2020 - Merito alla regista fiorentina Cristiana Cerrini (che ha curato anche il montaggio) e alla produzione di Lucia Manganaro Morelli, se la mostra 'Lindsay Kemp Claudio Barontini: disegni e fotografie' è diventata un 'art documentary'. Il breve ma intenso documentario, acquistato e distribuito a livello internazionale dalla Videoplugger Ltd, società di produzione e distribuzione britannica con sede a Londra, ripercorre l’omonima mostra, allestita dal 26 ottobre 2018 al 24 febbraio 2019 al CAMeC, Centro Arte Moderna e Contemporanea della Spezia. Una mostra promossa dal Comune della Spezia, richiesta dall'assessore Paolo Asti e prodotta dal Camec con testi introduttivi di Vittorio Sgarbi.

Il filmato, con sottotitoli in inglese, riprende il fotografo Claudio Barontini alle prese con il disallestimento dell'esposizione, mentre parla del suo modo di fare fotografia e racconta alcuni suoi ricordi legati alle fotografie scattate a Kemp. Cristiana Cerrini filma lo smantellamento della mostra per mettere in scena il crepuscolo dell'artista Kemp, mostrando allo stesso tempo la semplicità dei gesti del fotografo mentre toglie le sue foto, che offre uno sguardo alla grande sensibilità di Claudio Barontini nel comporre la sua celebrità ritratti. Delineare la complessa fisionomia di Lindsay Kemp (1938 - 2018) è del resto impresa difficile: maestro e mentore del teatro/danza e del mimo, autore e interprete ineguagliabile di spettacoli replicati in tutto il mondo, genio garbato e irriverente, sconfina con naturalezza attraversando tutti i territori della creatività (e incontrandovi fra gli altri David Bowie che fu suo allievo e che Kemp trasformò in Ziggy Stardust, Federico Fellini, Rudolf Nureyev, Mick Jagger, Peter Gabriel e Kate Bush) fino a quello dell’arte visiva, che coltiva fin dall’infanzia. I suoi personaggi ritratti sulla carta con un segno veloce, abbreviato, sicuro sono perlopiù marinai, prostitute, clown, toreri, ballerini. Eroi personali, archetipi realizzati in pochi attimi con pochi accenni cromatici e accomunati da quel brivido di precarietà che li rende simili all’artista. Kemp ha trascorso gli ultimi anni della sua vita a Livorno e qui ha conosciuto Barontini, che l'ha immortalato in una serie di scatti. Lindsay Kemp ha vissuto a Livorno, in Toscana alla fine della sua vita, aveva vissuto in diverse aree se in Italia e in Spagna dopo aver lasciato il Regno Unito negli anni '70. Nel suo necrologio di Guardian, Michael Coveney afferma che Kemp "ha combinato la sovversiva varietà europea di Jean Cocteau, Jean Genet e Federico García Lorca con il punk britannico e il montante glam-rock della metà degli anni '70".

Livornese per nascita e formazione, Claudio Barontini affianca infatti all’esercizio della professione di fotoreporter di grande esperienza una dimensione più eminentemente creativa, che lo colloca fra i massimi e originali interpreti del ritratto fotografico, realizzato esclusivamente in bianco e nero. Numerosissimi i personaggi di spicco, in vari ambiti che ha fotografato, consegnandocene immagini di straordinaria intensità (oltre all’importantissimo sodalizio con lo scultore Pietro Cascella, ricordiamo, per esempio, Carlo d’Inghilterra, Susan Sarandon, Vittorio Gassman, Sofia Loren, Patti Smith, Liv Ulmann, Vivienne Westwood, Franco Zeffirelli). A questo indirizzo http://www.videoplugger.com/lindsay-kemp-and-claudio-barontini/ il trailer del documentario.

Marco Magi