La Filcams attacca: "Sciopero fiscale del commercio? E i lavoratori che dovrebbero dire?"

La replica di Confcommercio: "Si tratta di una protesta legittima"

Massimiliano Bianchi (Filcams/Cgil)

Massimiliano Bianchi (Filcams/Cgil)

Firenze, 23 novembre 2020 - Botta e risposta tra Filcams Cgil e Confcommercio dopo l'annuncio della Confcommercio Toscana di ricorrere allo sciopero fiscale.

"Siamo stupefatti, abbiamo rispetto per il disagio del momento ma così si rompe il patto costitutivo della convivenza civile. Allora i lavoratori, che anche loro pagano le tasse, dovrebbero evocare la rivoluzione? Basta gare a chi la spara più grossa, servono criteri selettivi per gli aiuti pubblici alle imprese", dice Massimiliano Bianchi, segretario generale di Filcams Cgil Firenze. "Non possiamo che essere preoccupati di quella che è senza dubbio la più grave crisi economica attraversata dal Paese dal dopoguerra ad oggi, e che vede alcuni settori fondamentali come il commercio, il turismo ed i servizi oggettivamente esposti più di altri a difficoltà crescenti se non a veri e propri drammi - spiega Bianchi - Del resto, legate alle sorti delle imprese di questi comparti ci sono ovviamente quelle dei lavoratori che rappresentiamo. Del disagio dunque non solo nutriamo profondo rispetto, ma non ci tiriamo certo indietro per tentare di comprenderlo in ogni sua possibile ragione, così come in ognuna delle sue diverse manifestazioni".

"Dobbiamo confessare di essere rimasti tuttavia stupefatti per l'iniziativa di sciopero fiscale che Confcommercio Toscana ha annunciato in questi giorni. Parlare di sciopero fiscale significa infatti, secondo noi, rompere il patto costitutivo della convivenza civile e, letteralmente, far saltare in aria l'erogazione di ogni servizio pubblico: dall'illuminazione delle nostre strade all'educazione dei nostri figli a scuola al mantenimento dei presidi sanitari e della nostra salute - sostiene il sindacalista - Se i lavoratori dipendenti del commercio, del turismo e dei servizi (e, ovviamente, non solo loro ma tutti i lavoratori dipendenti) dovessero anch'essi esternare tutto il loro disappunto per dover continuare a pagare le tasse in tempo di crisi, peraltro anche in regime di cassa integrazione, saremmo qui ad evocare davvero la rivoluzione, con tanto di riferimenti storici, visto il noto apporto, nient'affatto trascurabile, di questi contribuenti alla fiscalità generale".

"Ma i problemi non si affrontano così, facendo a gara a chi la spara più grossa, semmai sviluppando la politica con la 'P' maiuscola che si pratica con la determinazione delle idee, di ogni idea, fermo rimanendo il patto costitutivo della convivenza civile sopra richiamato - conclude Massimiliano Bianchi, segretario generale di Filcams Cgil Firenze - Peraltro, a proposito di idee, noi rimaniamo fermamente contrari alla distribuzione a pioggia dei finanziamenti pubblici alle imprese, convinti come siamo che gli aiuti che lo Stato eroga come prestatore di ultima istanza non possono invece che essere ispirati a criteri selettivi, alla tutela e alla qualità del lavoro, ed orientati a politiche economiche e di sviluppo finalmente sostenibili".

Subito è arrivata la replica di Confcommercio, attraverso il direttore regionale Franco Marinoni: "L'atto costitutivo della convivenza civile in Italia è la Costituzione, che agli articoli 39 e 40 sancisce la libertà sindacale e di sciopero, come ben sa anche la Filcams Cgil di Firenze, quindi l'esercizio di detto diritto rientra nel patto di convivenza civile come diritto di libertà".

"Lo sciopero fiscale- aggiunge Marinoni- è una manifestazione di dissenso e protesta legittima, quanto lo sono tutti gli scioperi indetti dalle associazioni sindacali dei lavoratori. E stupisce che a metterlo in discussione sia un'organizzazione sindacale importante come la Filcams Cgil". Il patto di convivenza civile, respinge l'accusa, "non lo abbiamo di certo rotto noi, tanto più che le imprese che rappresentiamo non sono emanazioni dell'alta finanza internazionale, che travolge tutto e tutti sulla base dei numeri e delle convenienze del momento, ma sono organizzazioni che mettono al centro le persone: gli imprenditori e le loro famiglie, i collaboratori, i clienti. Non solo: mettono al centro il territorio, radicandosi in un luogo e concentrando li' energie e investimenti, creando ricchezza, occupazione e benessere". Pertanto, conclude il direttore regionale di Confcommercio, "è per tutelare questo sistema che abbiamo scelto la strada dello sciopero fiscale, l'unica che ci rimaneva per dimostrare l'importanza strategica delle imprese che rappresentiamo, che hanno diritto ad essere rispettate e tutelate dallo Stato, non considerate solo mucche da mungere".