Grosseto, 10 maggio 2012 - Lo hanno ribattezzato calcio "infetto". Quello fatto di giochetti, sotterfugi, furbate. Scommesse illecite, insomma. E se il mondo del pallone ciclicamente si imbatte in esponenti che credono di guadagnare sulla passione di altri, questa volta la Maremma che ama il "gioco più bello del mondo" inizia a tremare. I deferimenti, firmati ieri dal procuratore federale Stefano Palazzi (quelli che si riferiscono alla prima parte dell’inchiesta giudiziaria della Procura di Cremona per Scommessopoli) raccontano di nove giocatori che hanno indossato la maglia del Grosseto coinvolti, un ex allenatore (Maurizio Sarri) e un dirigente (l’ex direttore sportivo Andrea Iaconi). Senza dimenticare l’Us Grosseto, la società del presidente Camilli dentro fino al collo (per ben otto volte) per responsabilità oggettiva.

Ma la novità (quella che fa tremare di più) è un’altra: il club unionista dovrà rispondere anche per la violazione dell’articolo 7 comma 6 del codice di giustizia sportiva, ovvero l’illecito, che se provato, può portare ad ammende, penalizzazioni e, nei casi più gravi, anche alla retrocessione. E la situazione della società maremmana — se dovessero trovare conferma le accuse fatte da Carobbio agli inquirenti — è molto, molto critica. "Ci trovavamo in ritiro punitivo a Norcia — ha raccontato Carobbio — e avevamo necessità di non perdere la gara e il nostro direttore sportivo (Iaconi) incaricò Turati e Joelson di trattare coi giocatori dell’Ancona. I miei compagni andarono a parlare con l’Ancona promettendo una somma di denaro in cambio della vittoria". Parole estremamente gravi. "Ancona-Grosseto — ha aggiunto — era stata prima combinata dai due club, solo dopo intervenivano gli scommettitori". Versione che viene confermata, in seconda battuta anche da Conteh: "Le combine non sempre partivano dagli zingari, in partite come Ancona-Grosseto le squadre si mettono d’accordo tra loro e poi Carobbio avverte gli zingari assicurando il pari, per il compenso di 20-22mila euro".

Tre i giorni per preparare le memorie difensive poi le convocazioni della Disciplinare. Tra il 17 e il 21 maggio. Giorni cruciali per tutti, anche per Consonni. Il Capitano, quello che provò a denunciare la combine tra Grosseto e Reggina (23 maggio 2010), caduto nella "rete" dell’omertà (come sostiene Palazzi) per non aver denunciato la "pastetta" in Ancona-Grosseto del 30 aprile 2010, di cui è accusato di essere stato a conoscenza.

Delle ventinove partite finite sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti (dal 2008 al 2011) ben otto hanno come trait-d'union il Grosseto, e quella "banda" di giocatori che, sempre secondo Palazzi, si mettevano d’accordo per aggiustare i risultati: la prima "sfida" al sistema la compiono Carobbio, Conteh, Joelson, Acerbis, Job e Turati il 16 gennaio 2010 in Torino-Grosseto. Carobbio (insieme a Gervasoni, Pellicori e Fissore) prova a "sistemare" Grosseto-Mantova del 15 marzo 2010. Sempre Carobbio (a quel tempo anche capitano) insieme a Turati entrano nelle intercettazioni di Padova-Grosseto (23 marzo 2010) finita nel mirino di Palazzi insieme ad Ancona-Grosseto (30 aprile 2010) la sfida più chiacchierata: i giocatori coinvolti, questa volta, sono Carobbio, Joelson, Acerbis, Conteh, Turati, Consonni, il tecnico Sarri e il diesse Iaconi, questi ultimi tre "colpevoli" soltanto di non aver denunciato la combine essendone — così ipotizza Palazzi — a conoscenza. Conteh, Mora e Acerbis ritornano "in pista" il 15 maggio 2010 nel match che il Grifone disputa con il Frosinone. Il 23 maggio 2010 arriva la Reggina e Carobbio, Joelson, Acerbis, Conteh, Job e Turati scommettono sulla sconfitta dei maremmani (alla fine sarà un pareggio). Nella settimana successiva (30 maggio 2010), in occasione di Empoli-Grosseto, vengono coinvolti ancora una volta Carobbio, Joelson, Acerbis, Job e Turati). Chiusura ancora con la Reggina (15 maggio 2011). Per la prima volta entra in gioco anche Narciso.

Matteo Alfieri