Grosseto, 11 marzo 2011 - Lui no. Non tornerà. Il suo calcio spumeggiante è già nell’album dei ricordi. A 70 anni suonati è tempo di pensare ad altro. Giovanni Galeone, il ''Profeta'', quello che trasformò la Spal in una specie di macchina da gol negli anni ‘80 con tre punte e i terzini che sapevano impostare l’azione. Sempre quello che imponeva allegria ai suoi giocatori. Quello che masticava sigarette discutendo di tattica con Liedholm. Sempre colui che oggi non guarda più il calcio, a parte qualche partita di Champions di Milan, Aiax o Barcellona. Quello, infine, che ha innaffiato di calcio-champagne molti campi polverosi di provincia.

''I calciatori? Non voglio più a avere a che fare con loro. E’ un mondo dove nessuno dice più le cose in faccia''. Pane al pane e vino al vino. Questa è stata da sempre la sua dote più grande. E forse quella che gli ha precluso una carriera che poteva essere anche più dirompente. Procurava libri di letteratura francese ai suoi ragazzi e sosteneva che Sliskovic sarebbe stato un giocatore da Pallone d’Oro. Altri tempi, altre teste. Soprattutto altro coraggio. Senza rimpianti e ipocrisie Galeone è uno che ha fatto la storia del calcio. Lui sì che ci ha provato a fare la rivoluzione del pallone. Ora vive a Udine, ma l’album dei ricordi lo sfoglia volentieri. La pagina di Grosseto è stropicciata, ma splendende nella sua mente: anno 1980, serie C2, chiamato in panchina dopo sette giornate per cercare di salvare un gruppo pieno zeppo di talenti ma che Lamberto Pazzi non riusciva a gestire.
 

Mister, Grosseto e la Maremma. Per lei fu un anno importante...
''Esatto. Per me è stato davvero un bel periodo. La squadra uscì alla grande nella seconda oparte della stagione e ci salvammo senza problemi... Anzi...''.
 

Cosa?
''Era un gruppo tecnicamente molto forte. Basta ricordare Asnicar, Trevisan, Dolso, Mura, Salvori, giocatori che nel calcio di adesso non avrebbero difficoltà a vincere la serie B... E pensare che era la serie C2. E poi c’era Balestrelli, un fenomeno. Peccato che voleva tornare spesso a casa a fare le merende''.
 

Un periodo che ricorda volentieri...
''Certamente. Vivevo a Marina di Grosseto, al secondo piano di una villa, un posto tranquillo, a due passi dal mare. Nell’appartamento sotto ci stava Salvori... Andavo spesso a Punta Ala, un posto selvaggio che adesso, mi hanno detto, è cambiato radicalmente. Ma sa.... io ci andavo solo per pescare...''.
 

Oggi il Grifone giocherà molte delle chance con il Pescara di riaffacciarsi nella zona nobilissima della classifica. Per lei un turbillon di ricordi....
''Come no. Il Pescara non può mai passare inosservato. Ma sa, il calcio lo seguo ormai abbastanza poco. Vado a vedere ogni tanto l’Udinese che gioca bene, poi il resto è noia, botte e poca tattica''.
 

Il calcio che piace a lei sembra sparito...
''Quest’anno pensavo a qualcosa di meglio. Ad una riscoperta della tecnica: il Napoli aveva preso Lavezzi, la Lazio Hernanes, il Milan ha puntato sui piedi buoni di Cassano e Robinho. Ma la ricerca del gioco è finita dopo poche giornate, purtroppo il risultato, in quel mondo, va davanti a tutto''.
 

Secondo lei come andrà a finire allo Zecchini?
''Il Pescara è una discreta squadra, ma ancora non è pronta per la serie A. Come il Grosseto. L’anno scorso seguivo molto i maremmani perché c’era un mio grande amico, Andrea Iaconi. A proposito, come si fa a cacciare un direttore sportivo che in un anno ti fa guadagnare sei milioni di euro? Glielo avete chiesto al presidente... come si chiama... Camilli?''.
 

No. Ma qui è la solita storia da anni...
''Capisco. Comunque seguivo molto anche il Grosseto di Gustinetti, un bravo ragazzo che ho avuto da giocatore''.
 

-Torniamo alla partita...
''La B è strana. Ci sono due squadre superiori, Atalanta e Siena. Poi conta il culo... Se Grosseto e Pescara imbroccano una serie di risultati utili si possono anche inserire nel discorso playoff. Può succedere di tutto''.
 

Quindi?
''Prevedo un match aperto e ricco di occasioni: il Pescara gioca sempre per vincere e non si chiuderà in difesa. Fuori casa è anche alla ricerca di quel guizzo che raramente ha trovato. Ma il Grosseto ha la bella occasione di superare proprio gli abruzzesi. Comunque, l’importante, è che si giochi al calcio''.
Come la Spal di Gustinetti all’ala, oppure il Pescara dei miracoli di Bosco e Rebonato. O il suo Grosseto di Balestrelli e Dolso. Il calcio è sempre calcio. Vero Profeta?