L'appello di Greenpeace: "Arcipelago ricco di cetacei, difendiamolo"

La spedizione di Greenpeace ha censito 128 mammiferi in cinque giorni. L’impatto della presenza umana e della navigazione

Osservati 128 cetacei appartenenti a quattro specie diverse nei 5 giorni di navigazione

Osservati 128 cetacei appartenenti a quattro specie diverse nei 5 giorni di navigazione

Porto Santo Stefano, 7 agosto 2020 - Conclusa la spedizione “Difendiamo il mare” di Greenpeace Italia. La barca Bamboo della Fondazione Exodus di don Mazzi, partita il 16 luglio da Porto Santo Stefano, è rientrata all’isola dell’Elba con a bordo i ricercatori dell’Istituto Tethys impegnati con Greenpeace in attività di monitoraggio dei cetacei tra Mar Ligure, nord della Corsica e Isola d’Elba.  

« Durante i cinque giorni di monitoraggio con il supporto scientifico dell’Istituto Tethys– aferma Greenpeace – sono stati osservati 128 animali appartenenti a quattro specie diverse: balenottera comune, tursiope, stenella striata e grampo. L’impatto delle attività umane è però evidente: durante gli avvistamenti sia di tursiopi che di balenottere comuni sono stati studiati, tramite foto identificazione, individui con pinne dorsali amputate a causa dell’interazione con attività umane, probabilmente pesca o imbarcazioni. Nell’area è stato osservato un elevato traffico marittimo e la costante presenza di plastica in mare". Dieci gli avvistamenti di stenelle, piccoli delfini pelagici, osservati in gruppi con una media di circa dieci esemplari; tre gli avvistamenti di tursiopi, delfini con abitudine più costiere, osservati in gruppi fino a 25 individui; in entrambe le specie è stata osservata la presenza di piccoli tra cui due nati da poche settimane. Di particolare interesse scientifico l’avvistamento di grampi, specie stabilmente presente per 25 anni nella zona occidentale del Santuario e per la quale si è osservato un drammatico declino negli ultimi 6 anni, e di un gruppo di tre balenottere comuni, il secondo animale più grande al mondo, che qui migra in estate per alimentarsi. Si stima ne siano rimasti solo tremila esemplari in tutto il bacino del Mediterraneo.  

«Il nostro mare e i suoi abitanti ci stanno chiaramente mandando una richiesta di aiuto. Per proteggerli vanno definite norme precise per fermare le attività umane più dannose, a cominciare dall’inquinamento da plastica, vanno aumentati i controlli e istituite nuove aree marine protette. Se l’Italia è seria rispetto all’impegno a livello internazionale di proteggere entro il 2030 il 30 per cento dei nostri mari inizi dal Santuario sviluppando precise misure di tutela, e non lasci che questo parco esista solo sulla carta" conclude Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace.

«Il Santuario dei cetacei è un’area di cruciale importanza per la sopravvivenza di balene e delfini del Mar Mediterraneo. La zona è infatti uno dei più importanti siti di alimentazione del Mediterraneo per molte specie di cetacei, oltre che di riproduzione per alcune di loro, grazie all’elevata produttività presente in particolare nel periodo estivo. Purtroppo, nonostante sia un’area protetta, la pressione dovuta alle attività umane è fortissima. In questo contesto, la ricerca a lungo termine è fondamentale per capire lo stato di conservazione dei cetacei" conclude Marina Costa dell’Istituto Tethys. L.F.