Dalle ceneri della Mabro a Pitti. La fiaba della Sartoria Toscano

Grosseto, la sfida di Marco Berti è partita nel 2016. Abiti di qualità e sempre su misura

Marco Berti nel suo stabilimento

Marco Berti nel suo stabilimento

Grosseto, 7 gennaio 2023 - "La sfida è stata questa: raccogliere le ceneri di un fallimento per restituire al settore del fashion italiano un attore capace di portare armonia, qualità, esclusività e bellezza". La sfida di Marco Berti è partita nel 2016 quando ha deciso di rilevare la Mabro, azienda tessile grossetana passata da fasti internazionali ad un triste e travagliato viale del tramonto che l’ha condotta al fallimento. Da quelle ceneri è nata Sartoria Toscano con un lavoro comunque duro i cui ostacoli sono stati superati grazie alla caparbietà e al coraggio di investire sia in termini economici che di idee. Idee che adesso si chiamano collezioni di alta qualità e che da martedì a venerdì saranno presentate a Pitti, nella sezione "Fantastic Classic", nel padiglione E18.

"Della Mabro – dice Berti – abbiamo deciso di rilevare la parte produttiva, puntando, quindi, su quello che era il vero know della società: il personale. Da lì, con un sostegno economico esclusivamente privato e un periodo di gestazione durato tre anni, siamo riusciti a partire dal 2019 dando a Sartoria Toscano un’impronta qualitativa, fresca e innovativa. Il nome Sartoria Toscano è un’indicazione geografica e di provenienza, in grado di trasmettere all’estero l’armonia e la bellezza rinascimentale della nostra regione, dei suoi paesaggi, del suo cibo e della sua sartoria". E c’è di più. Dopo la sfida, Berti ha fatto una scommessa altrettanto impegnativa: tutta la produzione resta in Italia. "Sì, questa è la nostra decisione – dice l’imprenditore –. Perché continuare a produrre in Italia è anche una forma d’orgoglio, anche se qui il costo della manodopera pesa molto. Non in termini di stipendio per i nostri dipendenti, ma per gli oneri fiscali e previdenziali, che pesano sia nelle nostre che nelle loro tasche".

Il 2022 dovrebbe certificare un bilancio superiore ai 5 milioni di euro, metà dei quali grazie al mercato estero che, secondo Berti, "è la dimostrazione lampante di quanto la bellezza e la qualità del made in Italy , rappresentato in questo caso dall’abito da uomo su misura, punto forte di Sartoria Toscano , sia la chiave di volta per il mercato internazionale". E l’abito su misura nella filosofia aziendale non è un vezzo, è un punto fermo.

"L’abito su misura, ormai, non deve essere indossato solamente per un’occasione speciale, ma deve essere un compagno di tutti i giorni – dice Berti –. Perché segue l’armonia del corpo, le sue esigenze, e la sempre più forte richiesta di personalizzazione del cliente. Aspetto che noi curiamo a 360 gradi: da noi si può scegliere il tessuto, diversi elementi di personalizzazione, e anche riconfigurare e dare una nuova vita i vecchi abiti, uscendo così dallo schema di un prodotto già finito ed entrando nella mentalità di iniziare a produrre solo che serve realmente. Aspetto che, oltre a ridurre l’inquinamento, permetterebbe di combattere lo spreco di un intero settore".

Prossime sfide? Eccole. "Vogliamo continuare a produrre prodotti di qualità, a crescere e a raddoppiare il nostro fatturato nel giro di tre anni. Noi siamo fiduciosi".