Un’azienda con 50 milioni di "operaie"

Mille alveari, 50mila api al lavoro in ciasuno di essi. Eppure la "Mieleria Rossi" era iniziata come hobby.

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di Luca Mantiglioni

"Questo è un lavoro che non puoi fare per soli motivi economici, devi farlo soprattutto per passione. Perché lavori con e grazie ad un insetto che, a sua volta, dipende dalle regole e dai tempi della natura e questo significa che sei tu a doverti adattare e non viceversa. Se vuoi fare l’apicoltore, devi lavorare con questo spirito, dipendenti compresi".

E’ stato così anche per Novaro Rossi che iniziò l’attività negli anni Sessanta quasi per hobby, un modo per integrare il reddito che gli garantiva il lavoro di pinottolaio e che, d’altra parte, gli lasciava molto tempo libero durante i mesi estivi. Pensò che le api, gli alveari e il miele in fondo si abbinassero bene a quella sua predilizione per i lavori a contatto con la natura. Poi la passione ha preso il sopravvento fino a trasformare quell’attività in una vera e propria professione coinvolgendo prima la moglie e poi, verso la metà degli anni Ottanta, anche i due figli. Figli che oggi continuano a fare ciò che il padre gli ha insegnato bene: lavorare con passione. Anche se le difficoltà non mancano. E qui il Covid c’entra poco, in fondo, perché la mieleria grossetana (che dal 2000 ha sede in via David Lazzeretti e che dal 2007 produce anche confetture) di anno in anno deve fronteggiare problemi sempre più pressanti.

"L’apicoltura – racconta Stefano Rossi – di per sé non sarebbe difficile, se le api potessero vivere in un ambiente sano e incontaminato, invece non sempre è così. L’uso di diserbanti e insetticidi, ad esempio, è dannosissimo per la loro salute e anche questi repentini cambiamenti climatici influiscono in maniera molto negativa".

Le esigenze degli apicoltori, insomma, spesso entrano in rotta di collisione con quelle dell’agroindustria in un modo che può passare sottotraccia. Quando si seleziona un seme per renderlo più resistente, ad esempio, spesso dal quel seme nascerà una pianta che farà sbocciare fiori in grado di produrre meno nettare e questo farà lavorare a vuoto le api. Un caso su tutti, il girasole.

E invece per produrre miele ci vogliono api in salute, i fiori rigogliosi e il clima adatto, ovvero caldo-umido. E tutto questo deve avvenire contemporaneamente in un lasso di tempo piuttosto breve, perché – ovviamente – tutto dipende dal periodo di fioritura.

La mieleria "Rossi Novaro" produce mediamente circa 400 quintali di miele ogni anno grazie ai circa 50 milioni di api che trovano spazio nei mille alveari di sua proprietà e che vengono spostati di volta in volta nei vari territori compresi per lo più tra la Maremma e il Casentino.

"La bontà di un singolo alveare dipende dalla regina – spiega Stefano Rossi – che può vivere fino a quattro anni, mentre un’ape operaia ha un ciclo vitale molto più breve: un mese durante il periodo di maggior produzione, quindi quello estivo, cinque-sei mesi le operaie che nascono in autunno e che, durante l’inverno, lavorano a ritmi ridottissimi".

E anche per spostare da una zona all’altra gli alveari ci vogliono molte accortezze. "Ogni nostra postazione – spiega ancora Rossi – è composta da 50 alveari che devono essere chiusi prima del sorgere del sole e poi trasferiti ad almeno quattro chilometri di distanza in linea d’aria da dove si trovavano perché le api hanno un raggio d’azione di tre chilometri e una volta in volo, se riconoscessero la zona cui erano abituate, ci tornerebbero senza fare rientro all’alveare".

Si orientano con i campi magnetici e questo, a ben guardare, potrebbe presto aggiungere un problema. Si sospetta, infatti, che già adesso i ripetitori siano in grado di disturbare le loro abitudini e ancor più potrebbe farlo la tecnologia 5G.

"Ogni postazione resta in una zona a seconda del tempo di fioritura scelto – dice Rossi –. Si va dai 10 giorni per il girasole ai 25 per il castagno. Il miele più difficile da ottenere è quello di corbezzolo, perché la fioritura è invernale, ovvero quando le api di solito riposano, ed è comunque necessario che sia piovuto a sufficienza durante l’estate".

E quest’anno, oltretutto, si preannuncia un’annata difficile per ogni tipo di produzione.

"Direi difficilissima – conferma Stefano Rossi –. A causa del clima poco favorevole, alla scarsità delle piogge primaverili e alle troppe giornate con venti dal nord stimiamo un calo di almeno il cinquanta per cento".

Brutte notizie per tutti i produttori di miele, che in Maremma sono una decina (ma solo la Mieleria Rossi chiude la filiera partendo dalla produzione primaria fino alla messa in vasetto dell’intero quantitativo). Ma questo lavoro, appunto, non si fa pensando solo al reddito.

"Noi continuiamo ad investire in qualità e sicurezza – dice Stefano Rossi –. Il nostro prodotto è sottoposto ogni volta ad analisi affidate ad un laboratorio esterno e accreditato perché lavoriamo a residuo zero".