Il racconto dei profughi: "Abbiamo fatto lo zig-zag tra i proiettili della guerra"

I drammatici racconti di chi è fuggito dall’Ucraina ed è arrivato in Maremma. La storia di Irina e Yana, studentesse di 20 anni con la paura ancora negli occhi

Da sinistra: Iryna Kolicenko e Yana Osrapenko

Da sinistra: Iryna Kolicenko e Yana Osrapenko

Follonica (Grosseto), 15 marzo 2022 - ​Una settimana nei tunnel della metropolitana, poi, finalmente, in passaggio in macchina e la corsa verso la stazione ferroviaria schivando i proiettili; quindi 25 ore in treno (anziché le consuete 14) verso Leopoli. Una notte in una casa di un cittadino che ha accolto anche altri profughi provenienti dal centro dell’Ucraina e poi 30 ore di pullman verso l’Italia. Arrivo a Bologna e da qui, su un pullmino, partenza per Follonica, dove sono arrivate quattro giorni fa.

È la drammatica storica di Irina e Yana, 20 anni, studentesse di Medicina nell’università della loro città poco distante da Kiev. L’hanno raccontata ieri mattina in una diretta Facebook organizzata dal sindaco di Follonica, Andrea Benini. "Ci stiamo organizzando al meglio per offrire tutto l’aiuto possibile ai cittadini ucraini che scappano dall’invasione e dalle bombe della Russia – ha esordito Benini – Molto abbiamo fatto, ma c’è ancora molto da lavorare. Ringrazio il neo comitato ’Ucraini in Maremma’ che si appoggia all’Officina cilindri, punto di riferimento che stiamo attrezzando anche per l’esecuzione dei tamponi grazie alla collaborazione di tutte le associazioni del volontariato. È proprio qui, all’Officina cilindri – ha proseguito il sindaco Follonica – che parlando con molte delle circa 70 persone attualmente accolte da Follonica ho capito quanto fosse importante far emergere le storie di queste persone, le loro paure e le loro sofferenze. Per questa ragione ho chiesto a Irina e Yana di raccontare la loro".

Ed è una storia che fa venire i brividi. "Il giorno prima che scoppiasse la guerra – dice Yana – eravamo a casa di Irina e studiavamo come sempre, Era un giorno normale. La mattina dopo ci siamo svegliate con il boato di una bomba. Abbiamo avuto molta paura. A quella prima esplosione ne sono seguite altre, e poi altre ancora. Ci siamo riparate nella metro. Siamo rimaste lì 7 giorni. C’erano tantissime persone. Poco cibo. Mentre stavamo in metropolitana i genitori di Irina cercavano qualcuno che potesse accompagnarci alla stazione con la macchina, ma non si trova nessuno perché tutti avevano paura. C’erano spari ovunque. Carrarmati che schiacciavano le macchine, fucili che sparavano sulle auto. Alla fine siamo riuscite comunque a trovare un passaggio. Facevamo lo zig-zag per evitare i colpi. Una volta in stazione siamo salite sul primo treno per Leopoli. Ma il treno ha dovuto cambiare percorso, perché quello che di solito faceva era troppo pericoloso. I treni erano presi di mira dalle cannonate. Ci abbiamo messo 25 ore per arrivare a Leopoli. È stato lì che ci siamo sentite, per la prima volta, un po’ più al sicuro. Poi l’arrivo in Italia".