Siccità, siamo al dramma. Grano e orzo dimezzati

Un deficit che deve tenere conto quest’anno anche delle stime ai ribasso della produzione mondiale di grano per effetto della guerra in Ucraina ma anche della siccità

Siccità: un incubo scacciato da pioggia e neve

Siccità: un incubo scacciato da pioggia e neve

Iniziata la mietitura di orzo, avena, farro e grano ma non sta andando come si sperava. La siccità con precipitazioni quasi assenti nei mesi cruciali di febbraio e marzo ed il caldo record di maggio hanno spazzato via anche le ultime speranze. Si raccoglierà di meno nel 2022 con rese anche dimezzate in alcune aree della regione che sono state più messe a dura prova dalla siccità intensa e dal caldo record come quelle della Maremma Sud e dell’area costiera. A dirlo è un primo monitoraggio di Coldiretti Toscana secondo cui la riduzione delle rese per ettaro, stimate tra il 20 ed il 30% in meno, «mangeranno» i già ridottissimi margini di redditività dei cerealicoltori che hanno già dovuto subire incrementi medi dei costi correnti del 68% secondo il Crea. Un disastro che va ad aggiungersi ad altre colture, dimezzate da questo caldo infernale che non sembra finire: anche nei prossimi giorni infatti la situazione volge al bello. Che va bene per la tintarella, ma è un disastro per l’economia e l’agricoltura. Un trend negativo, dunque, che pare non arrestarsi. Una situazione che di fatto aumenta la dipendenza dall’estero in una situazione in cui il paese è diventato deficitario in molte materie prime e produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci e il 62% del grano duro per la pasta.

Grosseto, 30 giugno 2022 - Un deficit che deve tenere conto quest’anno anche delle stime ai ribasso della produzione mondiale di grano per effetto della guerra in Ucraina ma anche della siccità. "Se ci andranno in pari sarà già un miracolo contando che quest’anno il prezzo per quintale del grano sarà in generale maggiore rispetto allo scorso anno. Mesi di lavoro ed attese sono stati spazzati via da una concatenazione di fattori congiunturali e climatici che non hanno precedenti. – analizza Fabrizio Filippi, delegato provinciale di Grosseto di Coldiretti Toscana –. La siccità sta compromettendo il 30% della produzione agricola regionale in un momento storico in cui c’è bisogno di produrre più cibo e materie prime agricole per riappropriarci della nostra sovranità alimentare".

Il frumento costituisce il 58% della produzione totale del comparto cerealicolo regionale e la Toscana produce il 3% del prodotto nazionale. In Toscana si è prodotto complessivamente, nel 2021, 1,7 milioni di quintali di grano duro e 950 mila quintali circa di grano tenero. I principali granai regionali sono Grosseto, Pisa e Siena. Nel frattempo Coldiretti ricorda alle aziende di segnalare sul sito di Artea eventuali danni alle coltivazioni causate dalla siccità ed attende una presa di posizione del governo regionale per evitare un ulteriore peggioramento della crisi idrica con conseguenze sulle imprese e sulle famiglie.

"Gli effetti dei cambiamenti climatici impongono una forte accelerazione sulla realizzazione di queste strutture e da parte delle aziende nel mettere in atto tutte le misure per un’agricoltura sempre più intelligente nel consumo mirato delle risorse idriche. Serve una legge speciale sul modello del Ponte Morandi di Genova per accelerare gli iter e dotare la regione ed il paese delle infrastrutture necessarie per affrontare i cambiamenti climatici. – prosegue Filippi – E’ necessario inoltre prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti e definire le priorità di uso dell’acqua disponibile, dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo".

"Purtroppo quando si parla di siccità si tirano fuori gli invasi, quando ormai è tardi – inizia Enrico Rabazzi, direttore di Cia Grosseto –. I cambiamenti climatici stanno trasformando il nostro pianeta e adesso le riserve di acqua stanno scarseggiando. L’acqua, la terra e l’aria sono di fatto mezzi di produzione dell’agricoltura senza i quali non potremmo avere il cibo sulle nostre tavole e i cambiamenti in atto ci devono far riflettere tutti non solo gli agricoltori. Noi chiediamo uno sforzo collettivo per dotarsi di strutture che siano in grado di immagazzinare l’acqua nei periodi di eccessi di piogge da riutilizzare nei periodi di siccità. Manca programmazione. E questi sono i risultati".

Attilio Tocchi, presidente di Confagricoltura, è chiaro. "Gli agricoltori hanno bisogno di certezze - dice - senza le quali si lavora sempre in emergenza. Nonostante si paventi da anni la necessità di rivedere completamente la questione idrica, una volta passata l’emergenza, puntualmente, si procrastina la cosa, preferendo urlare alla calamità naturale". Poi chiude. "Se siamo coscienti di essere oggetto di cambiamenti climatici, del fatto che il processo di desertificazione si sta sempre più spostando verso i poli, che le piogge cadono sempre di meno, dobbiamo sempre aspettare il periodo siccitoso di turno per ricordarcelo? Possibile che non si riesca a pensare al di là dell’oggi?". E ancora. "Abbiamo operato risparmio idrico? Abbiamo realizzato impianti irrigui? Con ciò non vogliamo accollare le colpe solo agli altri, ma quelle maggiori appartengono ancora una volta alla politica e alla sua atavica incapacità di vedere oltre l’immediato".