Rifiuti pericolosi, sequestri al depuratore

Blitz dei carabinieri della Procura all’impianto di Terrarossa: gestione illecita e inquinamento ambientale. Quattro indagati

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Inquinamento ambientale, mancata osservazione dell’autorizzazione integrata ambientale e gestione illecita dei rifiuti. Sono pesanti le accuse che la Procura di Grosseto ha mosso nei confronti di quattro persone, responsabili dell’Integra srl, l’azienda con sede a Vicenza che gestisce l’impianto di depurazione delle acque reflue di Terrarossa. Parte dell’impianto che gestisce i reflui dei Comuni di Orbetello e Monte Argentario è stato sequestrato ieri per ordine del Gip Sergio Compagnucci. Gli uomini del nucleo ambientale della Procura di Grosseto, insieme ai carabinieri forestali e all’Arpat, coordinati dal sostituto procuratore Salvatore Ferraro, hanno disposto il sequestro preventivo di parte dell’impianto, ovvero della linea chimico-fisica e di quella biologica. A finire nel registro degli indagati il rappresentante legale dell’azienda, il responsabile dell’impianto di Terrarossa e i due tecnici delle linee del depuratore. Secondo quanto spiegato in una nota dall’impianto sarebbero finiti nella laguna di Orbetello, nella parte di Ponente, fanghi con metalli pesanti, "cagionando un significativo deterioramento" di tutta la zona lacustre che è tra l’altro zona protetta. Il depuratore era finito al centro di controlli della polizia giudiziaria, come detto, da oltre un anno. Gli inquirenti, dopo alcuni campionamenti di Arpat, avevano deciso di approfondire la questione. Le verifiche hanno riguardato la gestione dell’impianto con particolare attenzione al trattamento dei fanghi in entrata e al loro smaltimento. Gli accertamenti svolti "hanno permesso di appurare che i rifiuti di ingresso all’impianto a volte non avevano caratteristiche idonee per essere ricevuti e trattati in impianto perchè contenenti metalli pesanti e sostanze pericolose – dice la Procura di Grosseto –. Inoltre è stato anche accertato l’utilizzo nel trattamento chimico-fisico di prodotti chimici mai autorizzati dalla Regione ed in alcuni casi scaduti. Gli esiti dei campionamenti hanno evidenziato il superamento dei limiti per fenoli, aldeidi, alluminio e zinco. Lo smaltimento avveniva riversando ingenti tonnellate di fanghi attivi, tramite uno scarico, nel canale chiamato di ‘determinazione’".