"Riaperture? Sono solo un’illusione. In Maremma serate ancora fredde"

Molti ristoratori sono scettici sulle possibilità offerte dal Governo Draghi a partire da lunedì prossimo

L’ultima manifestazione organizzata dai ristoratori maremmani in piazza Dante a Grosseto

L’ultima manifestazione organizzata dai ristoratori maremmani in piazza Dante a Grosseto

Grosseto, 21 aprile 2021 - Un’illusione. È la definizione più gentile che i ristoratori Maremmani, protagonisti di diverse manifestazioni di piazza a Grosseto e a Roma, possono riservare a quella che definiscono pseudo-apertura del 26 aprile. Da lunedì prossimo, in teoria (Decreto e ordinanze sono attesi in queste ore) il mondo della ristorazione potrebbe tornare a lavorare sia a pranzo, sia a cena, ma solo all’aperto. Per chi ha soltanto tavoli al chiuso se ne riparlerà, probabilmente, a giugno. Ma tutto è sub-judice. Dipenderà dall’andamento della pandemia, anzitutto, e dalle volontà politiche. Intanto questa riapertura del 26 non è vista di buon occhio. Né da parte degli imprenditori associati alle diverse associazioni di categoria, né da coloro che si dicono fieramente indipendenti da ogni sigla o colore. "E’ una presa di giro bella e buona; ancora un’altra volta – tuona Massimiliano Pep i degli ’Attortellati’, uno della prima linea dei ristoratori Maremmani – Da noi non ci sono ancora le condizioni meteo favorevoli per poter lavorare la sera all’aperto. È ancora troppo fresco, non si sta bene. La gente non verrebbe. Per questo dico che è una presa di giro. Perché fanno finta di darci una mano ma poi dicono: ’solo all’aperto’. Ci siamo davvero stufati di essere trattati così. Per questo, ora come ora, spostare il coprifuoco alle 23 serve e non serve". "Fino al primo di giugno non posso aprire – gli fa eco Leonardo Peccianti , della Locanda de’ Medici, altro volto noto dell’ala dei ristoratori più imbufalita – Il mio locale non ha possibilità di avere suolo pubblico. Dopo potrei aprire a pranzo, ma voi verreste a mangiare di giorno sottoterra? Se ancora non ho intrapreso gesti estremi è solo perché spero sempre di poter lasciare qualcosa a mia figlia!". "Io sei tavoli all’aperto ce li ho e dunque potrei aprire, mi devo sentire fortunato. Ma è assurdo: non ci si può sentire fortunati di lavorare; il lavoro è un diritto – dice Andrea Greco de ’Il Carrettino’ – Per solidarietà con i miei colleghi che non possono aprire perché hanno solo tavoli al chiuso mi viene voglia di stare chiuso. Dobbiamo aprire tutti, in maniera indistinta. Con le regole, ma aperti. Aumentassero i controlli". "Ormai non sono nemmeno più arrabbiato, sono afflitto – dice Giovanni Angeletti di Artidoro – Nemmeno vale più la pena protestare. Ne ho fatte anche io di manifestazioni, ma ci hanno dimostrato che quando una cosa è decisa p decisa; non ti ascoltano. Adesso spero di poter riuscire a prendere una pedana per mettere due tavoli fuori, ma vado a finire a giugno. Spero di poter lavorare in quei due mesi o sarà la fine".