"Peste suina, niente allarmismi"

Rabazzi (Cia): "Troppe speculazioni in vista. Le recinzioni sono uno strumento diventato imprescindibile"

Enrico Rabazzi, direttore di Cia Grosseto

Enrico Rabazzi, direttore di Cia Grosseto

Grosseto, 18 gennaio 2022 -  Scatta l’allarme anche in Maremma per la peste suina africana dopo che in Piemonte e Liguria sono saliti a 114 i comuni già inseriti dal Ministero della salute nella "zona infetta". Da tempo la Regione sta monitorando l’evoluzione del pericolo Psa e sta agendo con misure di contenimento anche in Maremma, che da sempre ha una vocazione rurale. Tra queste, il recente bando da 4 milioni di euro dell’assessorato all’agricoltura, per realizzare idonee recinzioni in grado di limitare le interazioni fra i suini allevati e cinghiali, potenziali vettori di peste suina.

«Bisogna cercare comunque di tranquillizzare i mercati – inizia Enrico Rabazzi, direttore di Ciaosseto – perché entra immediatamente in gioco la speculazione. Bisogna essere chiari: non c’è rischio per gli umani". Rabazzi spiega meglio: "Gli animali con questa malattia rischiano di ammalarsi molto facilmente perché è facilmente trasmissibile, ma se uno mangia del cinghiale infetto non accade nulla. Il rischio vero è che allevamenti bradi rischiano di essere decimati da questa malattia. Il caso dei maiali è emblematico, soprattutto in una provincia come la nostra che vivono in allenamenti all’aperto. Se venissero in contatto con qualche cinghiale infetto, la situazione precipiterebbe in pochi giorni".

Rabazzi prosegue con una sua personalissima battaglia: "Come Cia da sempre chiediamo un contenimento degli ungulati. Più massiccio di come viene fatto adesso anche perché quando il numero esplode poi la natura, come ha fatto con questa infezione, ci pensa da sola. Bisogna riflettere dunque su rimedi del genere, che non sono impattanti ma fanno bene". L’importante è non farne un dramma. "Esatto - chiude il direttore di Cia Grosseto - anche perchè per il momento non ci sono stati casi in provincia di Grosseto. Purtroppo sono bastati alcuni casi in Piemonte che il mercato degli insaccati si è bloccato. La grande distribuzione ha infatti bloccato le importazioni e il settore, dopo alcuni giorni, è già in grande sofferenza. Noi come Cia abbiamo deciso di chiedere alla Regione, per non lasciare soli gli allevatori, di installare doppie recinzioni per gli allevamenti all’aperto per tenere ben delimitati gli animali, evitando qualsiasi tipo di contatto con ungulati potenzialmente infetti. L’attenzione comunque rimane alta".  

Matteo Alfieri