"Noi ti possiamo aiutare". E la truffano

Donna raggirata dopo aver risposto ad un annuncio visto in televisione. Soldi in cambio di una "protezione" contro la solitudine.

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di Luca Mantiglioni

Si era fidata di un annuncio pubblicitario visto su una televisione del suo Paese d’origine che lei seguiva attraverso il collegamento satellitare. Ma non era comunque un periodo facile né era semplice trascorrere giorni interi senza poter parlare con altre persone. Ecco perché quell’annuncio pubblicitario le era sembrato un modo per superare, almeno in parte, le difficoltà: prometteva in aiuto a chiunque avesse bisogno di parlare, magari di chiedere consigli. Ma era una truffa.

Questa brutta storia inizia in piena "fase 1", quella del blocco totale. La donna non può andare a lavorare e di casa esce pochissimo, giusto per le mansioni di stretta necessità. In più, è sola. L’unica compagnia è la televisione e in modo particolare un canale che trasmette dal suo Paese. Un giorno vede questa pubblicità, un qualcosa che assomiglia ad un call center in grado – dice lo spot – di aiutare le persone che hanno bisogno di parlare per sentirsi meno sole. Lei chiama il numero verde indicato e si confida, parla del suo momento delicato e ammette di sentirsi come abbandonata. Dall’altra parte del telefono la trappola è già pronta: la lasciano sfogare, la ascoltano, sembrano davvero sensibili e pronti a starle vicini. Le dicono che sì, in effetti sta attraversando un momento critico e che sarà necessario impedire che intorno a lei non si disperdano le cose e gli affetti che sarebbero in grado di proteggerla ancora. Cosa serve per farlo? Soldi. Servono soldi e una promessa: di questa cosa lei non deve parlare con nessuno, altrimenti si rischia di vanificare il lavoro. Ma nessun timore, dicono al telefono, i soldi che lei intanto dovrà versare le saranno restituiti, meno una piccola parte che servirà per le spese vive del lavoro che sarà fatto.

I versamenti iniziano e via via sono sempre più consistenti. Bonifici che vanno su tre banche diverse (tutte all’estero) e che iniziano a insospettire la donna che chiede spiegazioni ogni volta che ricontatta il numero verde. La risposta delle due persone con le quali era entrata in contatto (un uomo e una donna) era sempre la stessa: "Il rimborso che le abbiamo fatto è bloccato all’ufficio postale, questione burocratica, le solite pratiche che vanno smosse con un po’ di soldi. Ci mandi un altro bonifico, noi paghiamo per sbloccare il tutto". Una volta addirittura la fanno parlare con un sedicente funzionario dell’ufficio che "conferma" che il suo rimborso è bloccato ma che con un ulteriore versamento la soluzione si troverebbe.

Nel frattempo però è maturata una situazione economica molto pesante perché la donna ha tirato fuori diverse decine di migliaia di euro per soddisfare le richieste, tanto che è dovuta ricorrere anche a prestiti. Poi, a fine lockdown, trova la forza di parlarne con altre persone che nel frattempo ha potuto riprendere a frequentare e sono loro a scuoterla: "Guarda – le dicono – che questa è una truffa, smetti di dare i soldi e rivolgiti ad un avvocato".

La donna decide di fare così. Dice ai suoi interlocutori che denuncerà quanto accaduto e loro, di contro, iniziano a minacciarla paventando anche rischi di verifiche fiscali nei suoi confronti. Ma il gioco, per fortuna, finisce. La donna, quindi, segue anche il secondo consiglio e si rivolge all’avvocato Alessandro D’Amato che raccoglie tutti gli elementi che è stato possibile mettere insieme e presenta una denuncia alla Polizia postale per tentare di dare un’identità ai truffatori. Le "voci amiche" del lockdown.